MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

post scorrevoli

giovedì 31 maggio 2012

La Visita di Maria a Elisabetta

"In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore ha detto". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perchè ha guardato l'umiltà della sua serva..." (Lc 1,39-48 e seg).


mercoledì 30 maggio 2012

Santa Giovanna d'Arco

Jeannette nasce a Domrémy, un villaggio nel Nord-Est della Francia, probabilmente nel 1411 o 1412 (secondo la tradizione la notte dell'Epifania, il 6 gennaio), è la figlia minore dei cinque figli di Jacques d’Arc e di Isabelle Romée, agiati contadini, buoni e fedeli cattolici. Jeannette lavora volentieri, aiutando i genitori, porta le greggi al pascolo, si occupa degli animali, della casa, sa sbrigare le faccende di casa, sa filare. E' buona, semplice e dolce di carattere; va in Chiesa, prega, fa l'elemosina ai poveri, tutto volentieri! (dalle testimonianze raccolte tra le persone che la conoscevano). La Francia, dalla Normandia alla Loira, vive dal 1415 l'occupazione inglese. Il re d'Inghilterra Enrico V, fatto uccidere Riccardo II, l'ultimo discendente leggittimo dei Plantageneti, spera di ottenere in Francia delle vittorie per consolidare il suo trono, approfittando della follia di Carlo VI re di Francia. Jeanne vive in un luogo di confini dove si avvertono le conseguenze delle divisioni tra armagnacchi e borgognoni, questi ultimi schierati a favore dell'occupante inglese. Ne nascevano così delle dispute a volte sanguinose e violente. Nel 1424 o 1425 a circa tredici anni Jeannette sente la voce di un Angelo: "Quando avevo circa tredici anni, una voce di Dio è venuta ad aiutarmi a guidare la mia vita. La prima volta ebbi molta paura. E venne questa voce in estate, nel giardino di mio padre, intorno a mezzogiorno". Jeannette aggiunge che subito dopo aver sentito la voce promette di conservare la verginità finchè lo avesse voluto Dio. Di queste voci e visioni Jeannette mantiene il segreto fino al 1428, quando non potendo più tacere, si reca alla Fortezza di Vaucouleurs assediata dai borgognoni. Qui trova il capitano Robert de Baudricourt, saldo nel difendere la fortezza in nome del Re di Francia.
Jeannette è ormai cresciuta è diventata Jeanne la Pucelle (cioè la vergine). Comincia così la breve epopea di questa straordinaria fanciulla. Convince il Delfino di Francia (il futuro Carlo VII) della sua legittimità ad assurgere al trono che rivendicava da sette anni, dal 1422 anno in cui suo padre Carlo VI era morto, e di affidarle il comando di un esercito con il quale libererà Orléans dagli Inglesi resturando l'autorità del legittimo sovrano.
L’8 maggio 1429 gli Inglesi assedianti vengono sconfitti. Da qui si sussegue una battaglia dopo l’altra: il coraggio soprannaturale della Pulzella ricorda la tempra dei condottieri dell’antico Testamento. Il 17 luglio dello stesso anno, Carlo VII viene incoronato a Reims alla sua presenza. Il successo la consacra eroina inviata dal Cielo!
Jeanne d’Arc vinse il dominio straniero per volontà di Dio e riuscì ad infondere audacia e speranza nell’esercito regio; ma gli storici concordano anche nel riconoscerle il merito di aver allontanato con il nemico anche il Protestantesimo, che altrimenti si sarebbe innestato in Francia.
Ma, proprio a causa dei suoi successi, viene catturata a Compiègne dai borgognoni, il 23 maggio 1430. Il re di Francia non cercherà di ottenere il suo rilascio e dunque il 21 novembre 1430 viene venduta agli inglesi. Dopo due giorni dalla cattura, l’Università di Parigi chiede che venga giudicata come strega. Questa soluzione piacerà molto al duca di Bedford in quanto gli consente di screditare Carlo VII, che sarebbe apparso come colui che doveva la conquista del trono alle potenze infernali. Il processo si apre a Rouen perchè in essa la potenza inglese è solidamente affermata. Il carattere fraudolento di questo processo è evidente sin dalla prima seduta, mercoledi 21 febbraio 1431. Le viene proibito di lasciare il castello di Rouen, pena l'accusa di eresia! Jeanne è trattata da prigioniera di guerra, rinchiusa in una prigione inglese, sorvegliata da soldati inglesi. Contro Jeanne non esiste un capo d'accusa, ma il giudice Pierre Cauchon intende farle subire un processo per eresia. Si tratta di pura mistificazione!
Ella viene ripetutamente interrogata per giorni e giorni e alla fine del falso processo viene condannata al rogo. Viene accompagnata da due frati domenicani, uno di loro ricorda gli ultimi istanti della Pulzella: "Jeanne, tra le fiamme, non cessò mai di pronunciare e confessare ad alta voce il santo nome di Gesù...". La candida bambina e Capo trionfante (Charles Péguy), rende l'anima al Signore il 30 maggio 1431 a soli 19 anni.
Nel 1455 papa Callisto III firma un rescritto autorizzando la famiglia di Jeanne a far aprire la revisione del processo.
La madre Isabelle: "Io avevo una figlia, nata in legittimo matrimonio, a cui avevo degnamente fatto amministrare i sacramenti del battesimo e della confermazione e che avevo educato nel timor di Dio e nel rispetto della tradizione della Chiesa, nei limiti della sua età e della semplicità della sua condizione, per cui (...) ella frequentava molto la chiesa e digiunava e pregava con grande devozione e fervore (....), alcuni nemici l'hanno fatta tradurre in processo di fede e, senza che fosse portato alcun aiuto alla sua innocenza, in un processo perfido, violento ed iniquo, senza l'ombra del diritto (....)l'hanno condannata in modo deplorevole e criminale e l'hanno fatta crudelmente morire sul fuoco". Il 7 luglio 1456 viene dichiarata solennemente la nullità del  primo processo. Jeanne D'Arc viene canonizzata il 16 maggio 1920 da papa Benedetto XV.
'Il suo culto fu particolarmente incentivato in Francia durante i momenti di particolare crisi in campo militare, sino ad essere proclamata patrona della nazione. Anche in Inghilterra la sua figura è stata rivalutata ed una sua statua è stata posta nella cattedrale di Winchester, dinnanzi alla tomba del Cardinal Beaufort, colui che ebbe un ruolo decisivo nell’iniquo processo contro Giovanna' (F. Arduino).       
BIBLIOGRAFIA:
Régine Pernoud -Giovanna d'Arco - una vita in breve- Ed San Paolo
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martedì 29 maggio 2012

Due nuovi Dottori della Chiesa

 Il Santo Padre Benedetto XVI ha annunciato che il 7 ottobre prossimi, in occasione dell'Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, proclamerà san Giovanni d'Avila e santa Ildegarda di Bingen, Dottori della Chiesa universale. Ecco cosa ha detto a tal proposito: 'Questi due grandi testimoni della fede vissero in periodi storici e ambienti culturali assai diversi. Ildegarda fu monaca benedettina nel cuore del Medioevo tedesco, autentica maestra di teologia e profonda studiosa delle scienze naturali e della musica. Giovanni, sacerdote diocesano negli anni del rinascimento spagnolo, partecipò al travaglio del rinnovamento culturale e religioso della Chiesa e della compagine sociale agli albori della modernità. Ma la santità della vita e la profondità della dottrina li rendono perennemente attuali: la grazia dello Spirito Santo, infatti, li proiettò in quell’esperienza di penetrante comprensione della rivelazione divina e di intelligente dialogo con il mondo che costituiscono l’orizzonte permanente della vita e dell’azione della Chiesa.



Soprattutto alla luce del progetto di una nuova evangelizzazione, alla quale sarà dedicata la menzionata Assemblea del Sinodo dei Vescovi, e alla vigilia dell’Anno della Fede, queste due figure di Santi e Dottori appaiono di rilevante importanza e attualità. Anche ai nostri giorni, attraverso il loro insegnamento, lo Spirito del Signore risorto continua a far risuonare la sua voce e ad illuminare il cammino che conduce a quella Verità che sola può renderci liberi e dare senso pieno alla nostra vita'. Regina Coeli 27.05.2012


sabato 26 maggio 2012

San Filippo Neri

Filippo nasce a Firenze il 21 luglio 1515 dal notaio ser Francesco e Lucrezia. Ancora bambino resta orfano di madre che muore dopo aver dato alla luce il suo quarto figlio. Filippo è gentile, educato, pio, buono, vivace e lieto, tutti lo chiamano il 'Pippo buono'. a diciotto anni lascia Firenze e l'attività del padre per andare a Roma dove, per vivere, fa il precettore dei figli del fiorentino Galeotto Caccia, che lo ospita in casa sua, scrive poesie, studia filosofia e teologia.  Nel contempo cura in maniera ammirabile ed intensa, la vita dello spirito, con la preghiera e la meditazione, prediligendo i luoghi solitari e suggestivi. Nel 1544, durante una intensa notte di preghiera nelle catacombe di san Sebastiano, riceve, in forma sensibile, il dono dello Spirito Santo che gli dilata il cuore infiammandolo di un fuoco che arderà nel petto del santo fino al termine dei suoi giorni. Sotto la direzione spirituale di P. Persiano matura lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne sente indegno, ma si abbandona all'obbedienza fiduciosa del padre spirituale. A trentasei anni, il 23 maggio del 1551, dopo aver ricevuto gli ordini minori, il suddiaconato ed il diaconato, nella chiesa parrocchiale di S. Tommaso in Parione, il vicegerente di Roma, Mons. Sebastiano Lunel, lo ordina sacerdote. Continua, anche da sacerdote, l'intensa attività di apostolato, soprattutto tra i giovani, che aveva cominciato da laico. Ed è proprio nella semplicità della sua piccola camera, che Filippo inizia quegli incontri di meditazione, di dialogo spirituale, di preghiera, che costituiscono l'anima ed il metodo dell'Oratorio. Ben presto la cameretta diventa piccola per il numero crescente di amici spirituali, e Filippo ottiene di poterli radunare in un locale, situato sopra una navata della chiesa, prima destinato a conservare il grano ai poveri. Nasce così la 'Congregazione dell'Oratorio', e nel 1575 Papa Gregorio XIII affida a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di S. Maria in Vallicella. San Filippo è il santo della gioia, del buon umore, della carità perfetta, dell'integrità spirituale, dell'amore, della semplicità evangelica, della letizia d'animo, dello zelo esemplare e del fervore nel servire Dio nei fratelli. Muore a Roma il 26 maggio 1595. Il suo cuore è talmente grande che ha deformato le coste della gabbia toracica per fargli spazio! I Pontefici ed il popolo romano lo chiamarono 'Apostolo di Roma', titolo riservato unicamente agli apostoli Pietro e Paolo.
 

venerdì 25 maggio 2012

San Beda il Venerabile, Dottore della Chiesa


Nasce in Northumbria (Nord-est dell'Inghilterra) verso l'anno 672/673. All'età di sette anni viene affidato all'abate del vicino Monastero Benedettino di San Pietro a Wearmouth, perchè venga educato. Egli stesso ricorda nella 'Historia eccl. Anglorum': “In questo monastero, da allora, sono sempre vissuto, dedicandomi intensamente allo studio della Scrittura e, mentre osservavo la disciplina della Regola e il quotidiano impegno di cantare in chiesa, mi fu sempre dolce o imparare o insegnare o scrivere”. In questo monastero Beda resterà per tutta la vita come monaco e sacerdote, dedicandosi allo studio. Diventa una delle più insigni figure di erudito dell’alto Medioevo, potendosi avvalere dei molti preziosi manoscritti che i suoi abati, tornando dai frequenti viaggi in continente e a Roma, gli portavano. Scrive numerose opere, esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Ammalatosi, non smette di lavorare, conservando sempre un’interiore letizia che lo accampagna nella fedeltà al suo ufficio. Beda dedica particolare attenzione allo studio delle Sacre Scritture e alla storia della Chiesa. 
Dice il Santo Padre Benedetto XVI: "Redige con rigore documentario e perizia letteraria la già menzionata Storia Ecclesiastica dei Popoli Angli, per la quale è riconosciuto come “il padre della storiografia inglese”. I tratti caratteristici della Chiesa che Beda ama evidenziare sono: a) la cattolicità come fedeltà alla tradizione e insieme apertura agli sviluppi storici, e come ricerca della unità nella molteplicità, nella diversità della storia e delle culture, secondo le direttive che Papa Gregorio Magno aveva dato all’apostolo dell’Inghilterra, Agostino di Canterbury; b) l’apostolicità e la romanità: a questo riguardo ritiene di primaria importanza convincere tutte le Chiese Iro-Celtiche e dei Pitti a celebrare unitariamente la Pasqua secondo il calendario romano. Il Computo da lui scientificamente elaborato per stabilire la data esatta della celebrazione pasquale, e perciò l’intero ciclo dell’anno liturgico, è diventato il testo di riferimento per tutta la Chiesa Cattolica". (Benedetto XVI Udienza generale 18.02.2009).
Beda muore il 26 maggio 735 giorno dell'Ascensione del Signore.
A distanza di più di dodici secoli dalla morte il Concilio Vaticano II attingerà anche al suo pensiero per redigere la 'Lumen Gentium' e il decreto 'Ad Gentes'
Dice ancora il Santo Padre:
"...con le sue opere, Beda contribuì efficacemente alla costruzione di una Europa cristiana, nella quale le diverse popolazioni e culture si sono fra loro amalgamate, conferendole una fisionomia unitaria, ispirata alla fede cristiana. Preghiamo perché anche oggi ci siano personalità della statura di Beda, per mantenere unito l’intero Continente; preghiamo affinché tutti noi siamo disponibili a riscoprire le nostre comuni radici, per essere costruttori di una Europa profondamente umana e autenticamente cristiana". 

giovedì 24 maggio 2012

Auxilium christianorum

La Vergine Maria è invocata dall'intero popolo cristiano come mediatrice e soccorritrice. Il titolo di 'aiuto dei cristiani' le venne attribuito dal papa san Pio V in seguito ad una visione, dopo la grande vittoria a Lepanto (7 ottobre 1571)dell'Occidente e della Cristianità sul mondo islamico che minacciava l'intera Europa. Il Santo Padre, infatti, istituì, in onore di Maria, alla quale aveva affidato le armate navali che avrebbero combattuto contro i Turchi, la festa del Santo Rosario. 'Il Senato veneziano fece scrivere sotto il grande quadro commemorativo della battaglia di Lepanto, nel Palazzo Ducale: “Né potenza, né armi, né condottieri ci hanno condotto alla vittoria, ma Maria del Rosario” e così a fianco agli antichi titoli di ‘Consolatrix afflictorum’ e ‘Refugium peccatorum’, si aggiunse per il popolo e per la Chiesa ‘Auxilium Christianorum' (A. Borrelli). Il culto di Maria aiuto dei cristiani, è stato particolarmente caro a san Giovanni Bosco, che pose sotto la sua materna protezione l'Opera da lui fondata. La festa viene celebrata in data 24 maggio per volere di Papa Pio VII, in ringraziamento a Maria per aver ottenuto la liberazione, dopo 5 anni di prigionia a causa di Napoleone, avvenuta proprio il 24 maggio 1815. Interi Continenti e Nazioni hanno Maria Ausiliatrice come celeste Patrona: l’Australia cattolica dal 1844, la Cina dal 1924, l’Argentina dal 1949, la Polonia fin dai primi decenni del 1800, diffusissima e antica è la devozione nei Paesi dell’Est Europeo.
     
 

martedì 22 maggio 2012

Santa Rita da Cascia



Rita da Cascia, dopo sant'Antonio è la santa più popolare d'Italia. Nasce nel 1370 circa, a Roccaporena, frazione di Cascia, allora prospero paese della mistica Umbria. Della sua infanzia si raccontano episodi e fatti prodigiosi. Era ancora in fasce, nella culla, quando si posarono sulla sua bocca di lattante delle api. Evidentemente Rita è nata santa ed il Signore aveva un particolare progetto da considerarla un'anima privilegiata. Sin da giovinetta desiderava consacrarsi a Dio, ma i suoi genitori non lo consentirono e la fecero sposare ad un giovane del paese di nome Paolo di Ferdinando. Il marito era un uomo rude e di non facili maniere, ma la giovane sposa,con la condiscendenza ed i suoi modi garbati, condusse la sua vita coniugale sempre nella pace e nell'armonia. Nacquero due figli maschi, gemelli: Giangiacomo e Paolo Maria. Devotissima alla Beata Vergine Maria, Rita viveva la sua vita cristianamente, con dedizione al marito, ai figli ed ai vecchi genitori. Una sera, le annunciarono che il marito era stato ucciso a coltellate. I parenti tramavano per la vendetta. Anche i figli, già tredicenni, progettavano di vendicarsi. Rita invece, predicava la pace ed il perdono. Pregò che i figli non si macchiassero del sangue della vendetta: morirono entrambi appena quattordicenni, forse di peste. Da allora Rita vive vita solitaria e ritirata, nella preghiera, nella meditazione e facendo opere di carità. Maturava in cuor suo il desiderio di farsi monaca ma veniva rifiutata. Avvenne che, mentre era raccolta in preghiera, san Giovanni Battista, sant'Agostino e san Nicola la posero miracolosamente dentro il Monastero agostiniano di Cascia. Le monache non poterono più rifiutarsi di accoglierla. Nel 1432 riceve una spina della corona di Cristo sulla fronte. Rita visse una vita di perfezione, unita a Gesù e Maria. Muore il 22 maggio 1447 a circa 76 anni. 
  
(Per gentile concessione dell'amico Giovanni Mangano)

venerdì 18 maggio 2012

Beato Giovanni Paolo II

Oggi il Santo Padre avrebbe compiuto 92 anni. Al secolo Karol Józef Wojtyła, nasce a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920 
Dal Paradiso, dove vive beato, sicuramente apprezzerà i nostri auguri! Questa immagine mi piace particolarmente, mi ricorda la sua giovinezza interiore, nonostante le infermità che lo hanno afflitto nella sua vita. Uomo di grande freschezza e vigore, appassionato, carico di misericordiosissima umanità, padre premuroso, saggio, amorevole e severo. Grande Papa. Viva, viva Giovanni Paolo II..... Auguri Santità e preghi per noi!


domenica 13 maggio 2012

Beata Vergine Maria di Fatima

'Fu in un limpido 13 maggio che il Fiore splendente del Cielo venne ad imbalsamare col suo profumo la terra desolata e mesta. Era la domenica precedente l'Ascensione. Al solito, i tre pastorelli, prima di liberare il gregge, erano andati in chiesa per la prima Messa. (....) Quel giorno, terminata la Messa, i pastorelli tornarono a casa, presero la loro borsa con la merenda e andarono col gregge verso il laghetto-pozzanghera che sta già un pò fuori, lungo la strada di Gouveia. (...) Lo scampanio della torre di Fatima che invitava a Messa diceva loro che mezzogiorno era vicino. Aprirono allora i fardelli arricchiti dalle rispettive mamme con qualcosetta in più, perchè si era in giorno di festa; fecero il segno di croce, recitarono un Pater Noster per le anime del purgatorio e pranzarono, conservando però qualche cosa per la merenda più tardi, prima di ritornare. Ringraziarono e, preso il rosario dalle tasche, si misero a recitarlo. Dal Cielo la Vergine Santissima doveva ascoltare in quel giorno con particolare tenerezza, quella prece innocente. Ecco il riflettersi vivissimo di una luce, che i pastorelli, per mancanza d'altri termini più appropriati, chiamarono 'lampo'(...). I piccoli (...) si guardano impauriti: sanno che al lampo segue il tuono. Alzano gli occhi per interrogare il cielo. Nè da Oriente, nè dal lato di Santa Caterina, il minimo indizio di temporale: non c'è la più leggera nube che macchi l'immensità azzurra del cielo cobalto; nessun alitare, benchè minimo, di vento. Un sole splendido, un'atmosfera calda, una calma solenne. (...)Un secondo baleno, più intenso, li immobilizza. (...) Spontaneamente e simultaneamente si girano verso destra. Sulla chioma di un piccolo elce  un'apparizione celeste chiude l'orizzonte. Nel colmo della sorpresa stanno immobili, avvolti nella luce che la visione irradia. "Era una Signora vestita di bianco - cos' ce la descrive Lucia - più splendente del sole, emanava luce più chiara e intensa di quella di un cristallo pieno di limpida acqua, attraversata dai raggi più ardenti del sole". Sorpresi dall'apparizione, i piccoli fissano gli occhi estasiati nella dolce Signora che, con voce soavissima tutta materna, li tranquillizza: -Non abbiate paura, non voglio farvi del male. (....) Lucia intanto si fa coraggio e domanda:
-Donde siete voi?
-Sono del Cielo.
-E che volete da me? - continua Lucia più animosa.
-Sono venuta a chiedervi che veniate qui sei mesi di seguito il giorno 13 , a questa stessa ora. (...)
-Recitate la corona tutti i giorni - aggiunse la bianca Signora - per ottenere la pace al mondo e la fine della guerra. (...)
Così terminò il primo colloquio dell'amorevole Regina del Cielo con i tre piccoli montanari portoghesi. 
"Allora cominciò ad elevarsi - continua Lucia - lentamente salendo in direzione d'oriente fino a scomparire nella immensità dello spazio, circondata da una vivida luce che andava come ad aprile la strada fra gli astri". 

TRATTO DA 'ERA UNA SIGNORA PIU' SPLENDENTE DEL SOLE' di Padre Giovanni de Marchi Ed. Missioni Consolata - Fatima

Per leggere in dettaglio le apparizioni e i messaggi cliccare qui  

giovedì 10 maggio 2012

Alfio, Filadelfio e Cirino



Le notizie che possediamo sulla vita e sul martirio dei tre fratelli, Alfio, Filadelfo e Cirino, il cui culto è molto diffuso in quasi tutta la Sicilia Orientale fin dall'alto medioevo, sono tutte contenute in un documento, che gli studiosi delle vite dei Santi fanno risalire al secondo decennio della seconda metà del secolo X, al 960 circa: si tratta di una lunga e minuziosa narrazione scritta da un monaco, certamente basiliano, di nome proprio Basilio, e con verosimiglianza a Lentini in provincia di Siracusa, come si evince dalla precisa indicazione dei luoghi, delle tradizioni e dei costumi della comunità là esistente. Il manoscritto, che si compone di più parti, alla fine della terza parte si chiude con questo periodo, ovviamente in greco: "Con l'aiuto di Dio venne a fine il libro dei SS. Alfio, Filadelfo e Cirino, scritto per mano del monaco Basilio".
Il prezioso scritto si conserva nella Biblioteca Vaticana, segnato col numero 1591, proveniente dal monastero di Grottaferrata, nei pressi di Roma.
Secondo il manoscritto citato i nostri Santi hanno subito il martirio nella persecuzione di Valeriano e precisamente nel 253.
I tre fratelli sono nati a Vaste, in provincia di Lecce, il padre Vitale apparteneva a famiglia patrizia e la madre, Benedetta, affrontò direttamente e spontaneamente l'autorità imperiale per manifestare la propria fede e sottoporsi al martirio. Il prefetto Nigellione, giunto a Vaste per indagare sulla presenza di cristiani, compie i primi interrogatori e, viste la costanza e la fermezza dei tre fratelli, decide di inviarli a Roma insieme con Onesimo, loro maestro, Erasmo, loro cugino, ed altri quattordici. Da Roma, dopo i primi supplizi, vengono mandati a Pozzuoli, dal prefetto Diomede, il quale sottopone alla pena di morte Erasmo, Onesimo e gli altri quattordici e invia i tre fratelli in Sicilia da Tertullo, a Taormina; qui vengono interrogati e tormentati e poi mandati a Lentini, sede ordinaria del prefetto, con l'ordine che il viaggio sia compiuto con una grossa trave sulle spalle. I tre giovani sono liberati dalla trave da una forte tempesta di vento; passano da Catania, dove vengono rinchiusi in una prigione, che ancora oggi è indicata con la scritta "Sanctorum Martyrum Alphii Philadelphi et Cyrini carcer", in una cripta sotto la chiesa dei Minoritelli; in questo viaggio, secondo un'antica tradizione molto diffusa, confortata peraltro da un culto mai interrotto, sono passati per Trecastagni, perché la normale via lungo la costa era impraticabile a causa di una eruzione dell'Etna. Nel cammino da Catania a Lentini avvengono vari prodigi e conversioni: si convertono addirittura i venti soldati di scorta e il loro capo Mercurio, che Tertullo fa battere aspramente e uccidere. Entrando in Lentini i tre fratelli liberano un bambino ebreo indemoniato e ammalato, convertono alla fede molti ebrei che abitano in quella città e che successivamente sono condannati alla lapidazione. Presentati a Tertullo sono sottoposti prima a lusinghe e poi ad ogni genere di supplizi: pece bollente sul capo rasato, acutissimi chiodi ai calzari, strascinamento per le vie della città sotto continue battiture. Sono prodigiosamente guariti dall'apostolo Andrea e operano ancora miracoli e guarigioni fino a quando Tertullo non ordina che siano sottoposti al supplizio finale: Alfio con lo strappo della lingua, Filadelfo posto su una graticola rovente e Cirino immerso in una caldaia di pece bollente. I loro corpi, trascinati in un luogo detto Strobilio vicino alle case di Tecla e Giustina, e gettati in un pozzo, ricevono dalle pie donne sepoltura in una grotta, ove in seguito viene edificata una chiesa.


Autore:
Carmelo Randello
TRATTO DAL SITO SANTI, BEATI E TESTIMONI

martedì 8 maggio 2012

Maria, Madre della Divina Provvidenza

Cussanio, piccolo borgo agricolo, a tre chilometri dalla città di Fossano, custodisce il Santuario dedicato a Maria, Madre della Divina Provvidenza. La sua storia risale ai primi anni del 1500.
Nella fertile campagna che circonda le poche case, è solito pascolare la sua piccola mandria il vaccaro Bartolomeo Coppa, sordomuto.
Un giorno di maggio del 1521 (la tradizione fissa il giorno 8 maggio), gli appare la Madonna sotto le sembianze di una Signora vestita di bianco, con il mantello azzurro. La Signora, come prima cosa, ridona miracolosamente a Bartolomeo l’uso della parola e dell’udito, e poi gli affida l’incarico di invitare, a nome suo, gli abitanti di Fossano a cambiare vita, a fare penitenza dei propri peccati, per scongiurare i castighi del Signore.
I Fossanesi si stupiscono nel sentire Bartolomeo parlare correttamente, improvvisamente guarito, ma si beffano di lui e del suo messaggio. Deluso per la sua mancata missione, Bartolomeo ritorna a pascolare la mandria, ma tre giorni dopo, stanco si addormenta ed in sogno gli appare nuovamente la Madonna vestita, questa volta, di rosso con un grande manto blu sulle spalle. Lo incoraggia a rinnovare il suo messaggio ai Fossanesi e, vedendolo affamato, gli porge tre pani.
Svegliatosi, Bartolomeo si rende conto che non tutto è stato un sogno; difatti accanto alla bisaccia vi sono i tre pani uniti tra loro, simili a quelli che la Signora gli aveva consegnato nel sogno.
Rinfrancato dal fatto straordinario accadutogli, Bartolomeo ritorna a ripetere con coraggio l’ammonizione ai suoi concittadini i quali, ancora una volta, non si danno per intesi.
La peste
Nell’autunno dello stesso anno, nel territorio si diffonde una terribile pestilenza che porta con sé non meno di tremila vittime. Gli abitanti della zona si ricordano allora delle parole della Madonna che li esortava a cambiare vita ed a fare penitenza dei propri peccati. Iniziano le processioni penitenziali sul luogo delle apparizioni e viene costruita, negli anni successivi, una piccola Chiesa a ricordo del «miracolo di Cussanio». Bartolomeo, nei restanti anni della sua lunga vita è solito girare in città e nelle campagne vestito di una tunica azzurra, con a tracolla una sciarpa parimenti azzurra, in ricordo della Madonna che gli era apparsa con il manto blu.
Riconoscimento delle apparizioni
Il primo Vescovo della nuova Diocesi eretta in Fossano, Mons. Camillo Daddeo, nel 1593 visita la chiesetta, la trova in pessime condizioni e ne ordina adeguati restauri. Qualche anno dopo il vescovo inizia il processo apostolico per verificare l’autenticità delle apparizioni della Madonna.
Il processo dura dal 1604 al 1609 e, fortunatamente possono ancora essere ascoltati testimoni che hanno conosciuto Bartolomeo Coppa, lo hanno sentito raccontare i fatti da lui vissuti, ammalati hanno mangiato tozzi di quel pane e sono sorprendentemente stati guariti. Copia manoscritta delle testimoniali del processo è conservata nell’archivio storico del comune di Fossano.
La piccola Chiesa di Cussanio viene affidata ai Padri Agostiniani della Congregazione di Genova, i quali si impegnano subito nel costruire, con la collaborazione di generosi Fossanesi, il Santuario con annesso Convento. La devozione alla Madonna di Cussanio si diffonde rapidamente, ad opera degli Agostiniani, non solo nel territorio di Fossano, ma anche nella vasta zona delle valli alpine del cuneese, del saluzzese e nella pianura verso Racconigi e Bra.
Le vicende storiche portano, per il Santuario, momenti gloriosi e periodi di decadenza. La Rivoluzione francese, con Napoleone, nel 1802 sopprime le corporazioni religiose. I Padri Agostiniani sono secolarizzati ed espulsi, il Santuario ed il Convento confiscati. Nel 1866 le leggi Siccardi del Governo italiano, espropriano nuovamente i beni del Santuario, ed il Convento è occupato dal Demanio.
La rinascita ad opera del vescovo Manacorda
Il 10 marzo del 1872, fa il solenne ingresso in Diocesi di Fossano il vescovo Mons. Emiliano Manacorda, carissimo al Papa Pio IX e grande amico di Don Bosco. Recatosi quanto prima a Cussanio, il vescovo si rende conto dello stato pietoso e dello squallore in cui è caduto il Convento costruito due secoli prima dai Padri Agostiniani, dell’abbandono di quella chiesa campestre ridotta alle sole pareti, delle rovine coperte di solitudine. Il Convento, incamerato dal Demanio, diventato deposito di paglia e di attrezzi agricoli, è in procinto di essere venduto.
Si parla che debba diventare ospedale militare o psichiatrico.
Il giovane vescovo si impegna subito perché Cussanio diventi nuovamente centro della devozione mariana, anzi faro dell’amore a Maria per la Diocesi e non solo. Viste inutili le richieste di restituzione del Convento all’Opera degli Esercizi Spirituali ed al Seminario, cita con coraggio in tribunale il Demanio che lo ha illegalmente occupato.
Ma le difficoltà legali si moltiplicano e si prolungano per tutto il 1873.
Un giorno, più afflitto che mai nel profondo del cuore, alzando lo sguardo all’immagine della Madonna che pende alla parete del suo ufficio, come ispirato,
Mons. Manacorda esclama:
«O Vergine SS., queste cause io le affido a Voi; fatemi vincere queste liti ed io renderò più bella la vostra casa di Cussanio, anzi Vi giuro che là vi farò rendere un culto speciale, sotto il titolo di Madre della Divina Provvidenza...; che se lasciate compiere l’opera degli empi, non solo non esisterà il convento, ma deserta sarà pure la Vostra casa».
A tanta confidenza e a così solenne promessa, la Madonna dal cielo avrà sorriso di compiacenza! La vertenza prende un avvio favorevole e nel 1874 il Convento ritorna all’Opera degli Esercizi Spirituali ed al Seminario. Il vescovo si accinge immediatamente, con riconoscenza, all’opera di restaurazione delle strutture materiali, ma soprattutto alla diffusione della devozione alla Madonna tra i diocesani ed i devoti di Cussanio.
Nella sua continua ardente e pia predicazione non cessa di parlare delle predilezioni della Madonna per i suoi fedeli, e dei suoi tre atti di provvidenza materna: la parola al muto, il pane all’affamato, il salutare richiamo alla conversione, sinteticamente racchiusi nel bellissimo e devoto quadro del Claret, posto sull’Altare centrale del Santuario.
                                                                           
Scritto da Don Mario Morra
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2008 - 5

 

mercoledì 2 maggio 2012

Sant' Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa

Atanasio nasce ad Alessandria d'Egitto intorno al 295 d.C. da genitori cristiani. Nel 325 accompagna come diacono il suo vescovo al Concilio di Nicea, radunato dall'Imperatore Costantino. Nel 328 viene acclamato vescovo dai suoi concittadini. Atanasio combatte strenuamente  contro gli Ariani per promuovere la retta fede e per asserire indomitamente la vera divinità di Cristo. Dagli stessi Ariani subisce molte persecuzioni ed anche l'esilio. Il secondo del quale, durato sei anni, lo porta anche a Roma. Qui, Atanasio, fa conoscere alla Chiesa Latina, la vita monastica che si praticava in Egitto. Nel 345 può tornare di nuovo ad Alessandria, seguono 10 anni di tranquillità che Atanasio spende per dedicarsi ai suoi scritti. Nel 352 alla morte di Papa Giulio I, i suoi nemici lo costringono a fuggire. Atanasio si rifugia nel deserto dove trova conforto presso i monaci. Dalla solitudine continua a governare la sua Chiesa e a scrivere trattati: i 'Discorsi contro gli Ariani' e le '4 lettere a Serapione' che gli valsero il titolo di 'dottore della SS. Trinità'. Nel 362 può tornare ad Alessandria. Un anno dopo deve abbandonarla nuovamente perche l'imperatore Giuliano non gradisce la sua attività diretta a consolidare l'unità della Chiesa. Ritorna nel 363 sotto l'imperatore Gioviano. Nel 365 è perseguitato dall'imperatore d'Oriente Valente, amico degli Ariani, ed è costretto di nuovo a fuggire. Viene richiamato dopo quattro mesi perchè gli Egiziani minacciano rivolte e questa volta vi resta fino alla morte che sopraggiunge il 2 maggio 373, dopo 45 anni di governo forte, fermo, indomito tra persecuzioni ed infamie, subite con pazienza e coraggio per difendere Cristo e la sua Santa Chiesa. Atanasio è chiamato anche 'Padre dell'ortodossia'.

martedì 1 maggio 2012

San Giuseppe, lavoratore

'Con il suo lavoro e con l'ingegno l'uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi, specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica, ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. (....) Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual'è il senso ed il valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività? (...) Per i credenti è certo che l'attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sè la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente di riferire a lui se stesso e tutto l'universo, di modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato su tutta la terra. Questo vale pienamente per il lavoro di ogni giorno. Quando uomini e donne per procurare il sostentamento a sè e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l'opera del Creatore, provvedendo al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia.'

Tratto dalla Costituzione Pastorale "GAUDIUM ET SPES" del Concilio Ecumenico Vaticano II