MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

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giovedì 16 agosto 2012

Santo Stefano, Re d'Ungheria


Nasce da nobile famiglia intorno all'anno 969 in Pannonia (l'attuale Ungheria) , il suo nome è Vajk. Suo padre Geza è principe dei Magiari e alla sua morte gli succede proseguendo nell'impresa di rendere l'Ungheria indipendente. Battezzato insieme al padre gli viene imposto il nome di Stefano. Nella notte di Natale dell'anno Mille viene consacrato primo Re d'Ungheria. Sposa la principessa Gisella di Baviera. E' un sovrano giusto, valente, saggio, pio. Organizza la vita politica del suo Paese e si adopera perchè la fede cattolica si possa diffondere e radicare. Muore nel 1038 e viene dichiarato santo nel 1083 insieme al figlio Emerico, che morì in un incidente di caccia a soli 24 anni. In Ungheria la memoria del Re Santo è ancora viva. Il Parlamento ungherese ne conserva la corona e lo scettro.

Dalle 'Esortazioni al figlio' scritte da S.Stefano
" In primo luogo questo ti consiglio, ti raccomando e ti impongo, figlio carissimo: fa onore alla corona regale, conserva la fede cattolica e apostolica con tale diligenza e scrupolo, da essere di esempio a tutti quelli che da Dio ti sono stati sottoposti, perchè tutte le persone dabbene giustamente ti indichino come un praticante autentico del Vangelo. Senza di questo, sappilo per certo, non sarai cristiano nè figlio della Chiesa. Nel palazzo reale dopo la fede in Cristo, viene quella nella Chiesa, la quale piantata dapprima dal nostro capo, Cristo, fu poi trapiantata e solidamente costruita e diffusa per tutto il mondo dalle sue membra, ossia dagli apostoli e dai santi padri. Questa Chiesa non cessa mai di generare ovunque nuovi figli, anche se in diverse regioni, data la sua antica introduzione, in un certo senso si potrebbe considerare vecchia.
Nel nostro regno però, o figlio carissimo, essa è ancora giovane, in quanto nuova e annunziata da poco. Per questo ha bisogno di persone che la custodiscano con maggior impegno e vigilanza, perchè quel bene, che la divina bontà ha elargito a noi, senza alcun merito, non vada perduto e ridotto al nulla per tua ignavia, pigrizia e negligenza.
Figlio mio carissimo, dolcezza del mio cuore, speranza della mia futura discendenza, ti scongiuro e ti comando di farti guidare in tutto e per tutto dall'amore, e di essere pieno di benevolenza, non solo verso i parenti e i congiunti, siano essi principi, condottieri, ricchi, vicini o lontani, ma anche verso gli estranei e tutti quelli che vengono da te.
Se praticherai la carità arriverai alla suprema beatitudine. Sii misericordioso verso tutti gli oppressi. Abbi sempre presente nel cuore il modello offerto dal Signore quando dice: "Misericordia io voglio e non sacrificio". (Mt 9,13). Sii paziente con tutti, non solo con i potenti ma anche con i deboli.
Infine sii forte, perchè non ti inorgoglisca la prosperità, nè ti abbatta l'avversità. Sii anche umile, perchè Dio ti esalti ora e in futuro. Sii moderato e non punire o condannare alcuno oltre misura.
Sii mite e non voler metterti mai in opposizione con la giustizia.
Sii onesto, perchè non abbia mai a procurare volutamente disonore ad alcuno. Sii casto, perchè tu abbia ad evitare, come spine di morte, le sollecitazioni malvage.
Tutte queste cose, qui sopra elencate, danno splendore alla corona regale, mentre, senza di esse, nessuno è in grado di regnare come si conviene quaggiù, nè di giungere al regno eterno".

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