MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

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mercoledì 7 giugno 2017

Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote

Don Giuseppe Tomaselli nacque a Biancavilla, un paese in provincia di Catania, il 26 gennaio del 1902 in una famiglia profondamente cattolica. Nel 1916 entrò nella Congregazione Salesiana fondata nel 1859 da San Giovanni Bosco, l'Apostolo della gioventù. Nel 1926 venne ordinato sacerdote e cominciò il suo lungo ministero durato quasi 63 anni durante i quali ha ricoperto vari incarichi: parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista ed apostolo della buona stampa cattolica. Scrisse un centinaio di semplici libretti devozionali ed apologetici che stampò in milioni di copie e che diffuse in Italia e anche all'estero. Questi preziosi libretti vengono ancora stampati e distribuiti dai suoi figli spirituali riuniti nell'Opera Caritativa Salesiana di Messina.

Durante la sua vita lavorò con grande ardore per la salvezza delle anime, per le quali Gesù Cristo ha sacrificato la sua vita sulla croce del Golgota. Don Giuseppe Tomaselli era sempre disponibile ad aiutare il prossimo sia materialmente che spiritualmente. Se veniva chiamato nel cuore della notte per amministrare gli ultimi sacramenti ad un moribondo, accorreva prontamente, consapevole del fatto che Gesù Cristo desidera ardentemente la salvezza di ogni singola anima. Lo zelo per la santificazione e la salvezza delle anime è stato sempre un'aspetto caratteristico della vita sacerdotale di Don Giuseppe.

Da autentico salesiano era devotissimo alla Madonna. Enorme fu la sua gioia quando il 1 novembre del 1950, il grande Pontefice Pio XII (al secolo Eugenio Pacelli), decretò in maniera solenne e definitiva, essere dogma divinamente rivelato che la Beata Vergine Maria al termine della vita terrena venne assunta nella gloria dei cieli in anima e corpo.

Tra le sue letture preferite c'erano tra gli altri gli scritti di Santa Teresa di Lisieux, Sant'Alfonso Maria de Liguori, Suor Josefa Menendez, San Tommaso d'Aquino ed ovviamente San Giovanni Bosco. Anche negli ultimi anni di vita, vestiva sempre con l'abito talare, dando il buon esempio ai confratelli. 
Non gli piacevano i discorsi sdolcinati che anestetizzano le anime, ma denunciava in maniera energica le bugie del mondo.
Era ricercatissimo come confessore, sapeva infatti aiutare i penitenti a confessare lealmente anche i peccati più vergognosi. Inoltre era un valente direttore spirituale di numerosi fedeli, tra cui anche varie anime mistiche. Erano in tanti coloro che si rivolgevano a lui, anche solo per avere una parola di conforto nei momenti difficili. Nessuno si sentiva rifiutato, nemmeno coloro che hanno la malattia degli scrupoli, i quali pur soffrendo terribilmente, non sempre vengono trattati con carità dal prossimo.

Dopo il Concilio Vaticano II rimase fortemente amareggiato dal comportamento di quei preti che distorcendo il significato dei testi conciliari creavano confusione tra i fedeli.

Quando morì a Messina nella notte tra l' 8 e il 9 maggio del 1989 in molti lo rimpiansero, sapevano che era morto un prete straordinario, un eroico sacerdote cattolico che amava Dio con tutto il suo cuore e il prossimo come se stesso.
 
Tratto da QUI