Nasce a Fossano in provincia di Cuneo, il 1 ottobre 1545. Si laurea brillantemente in Medicina e poi anche in Filosofia. Si traferisce a Roma per fare carriera e lì conosce san Filippo Neri che lo conquista. Nasce così in lui la vocazione di diventare sacerdote. Proprio a Roma comincia il suo ministero e poi accompagna San Filippo a Napoli, dove vive i dieci anni più belli del suo sacerdozio: raccoglie frutti insperati di conversioni, le sue prediche sono talmente partecipate che le chiese napoletane non sono sufficienti a contenere tutti coloro che lo vogliono ascoltare. Ritorna a Roma per ordine di San Filippo, ma qui si accorge che sta correndo il grosso “rischio” di diventare vescovo. A “tradirlo” ed a metterlo in luce davanti a Clemente VIII, oltrechè la fama di uomo santo e di predicatore affermato, sembra sia proprio una predica che è chiamato a tenere davanti a Papa e Cardinali e che egli è costretto ad improvvisare, dato che ha dimenticato a casa gli appunti, frutto di una settimana di intenso lavoro e di ricerca biblica e patristica. Il risultato di quella predica “a sorpresa” è tale che il Papa non può più dimenticarsi di lui, che intanto, mentre prega e fa pregare che non gli capiti la “sventura” di diventare vescovo, abbandona la capitale e si mette a predicare in giro per l’Italia. Rintracciato e proposto per la sede episcopale di Mondovì, sceglie quella di Saluzzo (entrambe nel cuneese) perché più povera e difficile. Sa che qui la fede è minacciata non solo dall’eresia, ma soprattutto dalla scarsa preparazione di un clero, che in fatto di moralità e preparazione teologica lascia molto a desiderare. Ancina sarà vescovo di Saluzzo per pochi mesi appena: giusto il tempo per rimettere un po’ di ordine, rinvigorire la fede, introdurre la pratica delle Quarantore, favorire il culto all’Eucaristia, combattere l’eresia che dalla vicina Francia sta dilagando in Piemonte. E' un vescovo-pastore buono, in piena sintonia con lo stile evangelico. Sobrietà, penitenza, profonda pietà, austerità di vita, grande generosità verso i poveri, delicatezza e premure verso i malati: è questo il modo con cui il vescovo Ancina, precedendo con l’esempio, cerca di moralizzare il suo clero e cerca di ammaestrare il suo popolo. Intanto predica, con lo stile che gli ha trasmesso San Filippo Neri: in chiesa, per strada, anche su una pista da ballo durante una festa patronale. E prega: ore e ore ininterrotte davanti all’Eucaristia, o nella sua camera davanti all’immagine della Madonna, così assorto e devoto che per richiamarlo alla realtà a volte occorre scuoterlo non poco. Muore il 30 agosto 1604, a due anni esatti dalla sua nomina episcopale ed a 17 mesi appena dal suo ingresso in diocesi. Viene beatificato il 9 febbraio 1890 da Papa Leone XIII.
L'urna contenente il corpo del beato si trova nel Duomo di Saluzzo in provincia di Cuneo.
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