MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

post scorrevoli

venerdì 29 giugno 2012

Santi Pietro e Paolo

La Santa Chiesa oggi ricorda i santi Pietro e Paolo, due Apostoli, due personaggi molto diversi l'uno dall'altro, eppure fondamentali, allo stesso modo, per la storia della Chiesa. Pietro,  il pescatore, scelto da Cristo come il fondamento della Chiesa; Paolo chiamato sulla via di Damasco, a diventare missionario della Parola. Entrambi morirono martiri a Roma verso l'anno 67 d.C. Essi rappresentano l'unità, l'universalità e la Tradizione della Chiesa, quale Corpo Mistico di Cristo. Leggi anche qui. e qui.
" Il martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. (...) Hanno testimoniato la verità e sono morti per essa. Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui:'E io ti dico: Tu sei Pietro' (Mt 16,18). E precedentemente Pietro si era rivolto a Gesù dicendo:'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente' (Mt 16,16). E Gesù aveva affermato come risposta:'E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa' (Mt 16,18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia Chiesa sulla tua affermazione:'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'. (...)Pietro ha meritato di sentirsi dire da Cristo:'A te darò le chiavi del regno dei cieli' (Mt 16,19).(.....). Da questo fatto deriva la grandezza di Pietro, perchè egli è la personificazione dell'universalità e dell'unità della Chiesa. (...)Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benchè siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì".
DAI 'DISCORSI' DI SANT'AGOSTINO, VESCOVO

venerdì 22 giugno 2012

Santi John Fisher e Thomas More, martiri




John Fisher nasce a Beverly (Yorkshire-Inghilterra)nel 1469. Ordinato sacerdote nel 1491, viene nominato cancelliere dell'Università di Cambridge e nel 1514 Vescovo di Rochester. John Fisher è teologo ed umanista di grande cultura, scrive diversi sermoni dottrinali e libri tra cui il 'De veritate corporis et sanguinis Christi in Eucharistia' nel 1522 per arginare l'avanzata luterana in Inghilterra e difendere la Chiesa di Roma. In quegli anni il Re d'Inghilterra è Enrico VIII che, ancora cattolico, si assurge a 'defensor fidei', fino al momento in cui deciderà di divorziare da Caterina d'Aragona per sposare Anna Bolena. Così scoppia un conflitto tra il Re e la Chiesa d'Inghilterra. John Fisher si rifiuta di firmare l'Atto di Supremazia redatto dal Re, che impone la totale sottomissione del clero alla Corona. Così, in seguito all'approvazione da parte di un Parlamento alquanto intimorito, dell' Atto di Tradimento il santo Vescovo viene imprigionato nell'estate del 1535 nella Torre di Londra, in attesa della condanna a morte. Il Papa Paolo III nel vano tentativo di salvarlo lo nomina cardinale di Santa Romana Chiesa. Viene decapitato il 22 giugno 1535 dopo aver rifiutato per tre volte di accettare l'Atto di Supremazia in totale sottomissione alla Corona. La sua testa viene esposta in pubblico all’ingresso del Ponte sul Tamigi. Quindici giorni dopo uno dei carnefici la butterà nel fiume, per fare posto alla testa di Thommas More che ha condiviso con John Fisher insieme ad una grande amicizia anche la fede ed infine il martirio.

Thomas More, nasce il 7 febbraio 1477 a Londra. In gioventù avrebbe voluto consacrarsi totalmente a Dio in un monastero certosino; intraprende invece la carriera legale, toccando l’apice della notorietà con la nomina a Cancelliere d’Inghilterra nel 1529. Si sposa con Jane Colt dalla quale avrà quattro figli. E' un avvocato, scrittore, uomo politico di grande spessore e notorietà. Scrive diverse opere, ma viene soprattutto ricordato per il suo saggio 'L'Utopia', in cui descrive un'isola immaginaria dotata di una società ideale, governata dalla giustizia e dalla libertà. E’ un umanista che porta il cilicio, che studia i Padri della Chiesa e vive la fede con fermezza, coerenza e gioia: si alza alle due del mattino per pregare e studiare fino alle sette, poi si reca a Messa. Neppure una convocazione del re interrompe i suoi pii esercizi.
Quando Lutero inizia la sua lotta contro Roma, il re Enrico VIII d’Inghilterra scrive un trattato in difesa della dottrina cattolica sui sacramenti, ricevendo lodi da papa Leone X e accuse da Lutero. A queste risponde Tommaso Moro, che Re Enrico stima per la cultura e l’integrità. Spesso lo consulta, gli affida missioni importanti all’estero e nel 1529 lo nomina Lord Cancelliere, al vertice dell’ordinamento giudiziario. Un posto di primissima importanza, ma molto pericoloso.
Anche Sir Thomas More, come il suo amico il Vescovo John Fisher, non si sottomette all'Atto di Supremazia del Re, con il quale egli stesso si autoproclama Capo della Chiesa d'inghilterra. La fede vieta a Thomas More di accettare il divorzio del Re e la sua supremazia nelle cose della fede. La sua fedeltà al Papa, la sua coerenza ed onestà saranno la causa del suo imprigionamento nella Torre di Londra dove si trova anche il suo amico il Vescovo John Fisher, con il quale si scambiano doni e lettere.
Viene decapitato il 6 luglio 1535, invita a pregare per Enrico VIII e dichiara di morire da suddito fedele al Re, ma anzitutto a Dio. Papa Pio XI li proclamerà santi insieme nel 1935 ed insieme la Chiesa Cattolica li ricorda come martiri per la fede. Sir Thomas More, in una lettera accorata e tenera alla figlia Margaret prima di morire scrive: "Nulla accade che Dio non voglia, ed io sono sicuro che, qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio".     
Papa Giovanni Paolo II ha proclamato Thomas More patrono dei politici e dei governanti.


giovedì 21 giugno 2012

San Luigi Gonzaga

Il matrimonio dei suoi genitori - il marchese Ferrante Gonzaga e Marta dei conti Tana di Chieri (Torino) - si è celebrato nel palazzo reale di Madrid, perché Ferrante è al servizio di re Filippo II di Spagna, ma Luigi nasce nel castello di famiglia a Castiglione dello Stiviere (Mantova) il 19 marzo 1568: è il primo di otto figli, erede del titolo e naturalmente con un futuro da soldato. Perciò il padre lo porta in mezzo alla truppa già da bambino. Poi cominciano per lui i soggiorni in varie corti e gli studi. A 10 anni decide di consacrarsi a Dio facendo voto di castità.
Nel 1580, dodicenne, Luigi riceve la prima Comunione dalle mani di san Carlo Borromeo. Nel 1581 va a Madrid per due anni, come paggio di corte e studente. È di questa epoca un suo ritratto. Autore è il grande El Greco.
In Spagna, Luigi è brillante alunno di lettere, scienza e filosofia e tiene la tradizionale dissertazione universitaria; insieme, legge testi spirituali e relazioni missionarie, si concentra nella preghiera, decide di farsi gesuita e – malgrado la contrarietà del padre – a 17 anni entra nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma, dove studia teologia e filosofia.
Nel 1589 (a 21 anni) viene inviato a Castiglione delle Stiviere per mettere pace tra suo fratello Rodolfo (al quale ha ceduto i propri diritti di primogenito) e il duca di Mantova. Obiettivo raggiunto: Luigi si muove bene anche in politica, anche se la sua salute è fragile (e le severe penitenze certamente non lo aiutano). Nel ritorno a Roma, un misterioso segnale gli annuncia vicina la morte. È il momento di staccarsi da tante cose. Ma non dalla sofferenza degli altri; non dalla lotta per difenderli. Nel 1590/91 la peste semina morte in tutta Roma, muoiono in 15 mesi tre Papi uno dopo l’altro (Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV) e migliaia di persone. Contro la strage si batte Camillo de Lellis con alcuni confratelli, e così fa Luigi Gonzaga. Ma siccome è malato anche lui da tempo, gli si ordina di dedicarsi ai casi non contagiosi. Però lui, trovato in strada un appestato in abbandono, se lo carica in spalla, lo porta in ospedale, incaricandosi di curarlo. Poi torna a casa e pochi giorni dopo si ammala e muore, il 21 giugno 1591, ha solamente 23 anni. Nel 1726, papa Benedetto XIII lo proclamerà santo. Il suo corpo si trova nella chiesa di Sant’Ignazio in Roma, e il capo è custodito invece nella basilica a lui dedicata, in Castiglione delle Stiviere, suo paese natale.

Liberamente tratto da 

mercoledì 20 giugno 2012

Madonna della Consolata

Il popolo cattolico torinese oggi festeggia la sua Celeste Patrona: la Consolata. Le origini di questa tradizione sono molto remote e risalgono al tempo della costruzione, a ridosso delle mura cittadine presso la torre, di una chiesa dedicata alla Vergine dal protovescovo san Massimo. Fu l'anziano Re Arduino di Ivrea che, ritiratosi nell'Abbazia di Fruttuaria, ebbe in sogno disposizioni dalla Madonna per costruire tre chiese, una delle quali a Torino. La Vergine apparve anche ad un cieco, Giovanni Ravachio, al quale disse di recarsi a Torino dove, davanti ad un quadro che la rappresentava, avrebbe riacquistato la vista. Egli si mise in viaggio e, giunto a Torino, vide il Campanile della chiesa di sant'Andrea (antico nome della Basilica della Consolata), vi si incamminò e arrivato lì cominciò a scavare e trovò l'icona della Madonna e, come ella aveva promesso, riacquistò completamente la vista. L'icona, molto probabilmente era stata sotterrata per evitare la distruzione da parte degli iconoclasti che seguirono il vescovo Claudio. Purtroppo quella stessa icona è andata perduta nel tempo. L'immagine attuale è dono del cardinale Della Rovere, è stata dipinta verso il XV sec. ed attribuita ad Antoniazzo Romano, che l'avrebbe creata su ispirazione della Salus Populi Romani. La Vergine Consolata non ha mai fatto mancare alla città di Torino il suo materno aiuto e la sua protezione. La Basilica è stata la meta preferita di tanti santi e soprattutto di quelli Piemontesi.  S. Carlo Borromeo e S. Francesco di Sales, S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, Don Bosco che portava qui i suoi ragazzi dal vicino Valdocco, S. Giuseppe Cafasso (qui sono venerate le sue spoglie), S. Leonardo Murialdo fuori dal portone faceva la questua per le sue opere, S. Ignazio da Santhià si raccoglieva lungamente in preghiera durante il suo giro in città prima di salire al Monte, il Beato Pier Giorgio Frassati vi sostava per la Messa prima di recarsi nelle soffitte dai poveri, S. Giuseppe Marello vi fu miracolato da ragazzo, la Beata Enrichetta Dominici del vicino Istituto S. Anna, il Venerabile Pio Brunone Lanteri fondatore degli Oblati di Maria Vergine che nell’800 ressero il Santuario. Inoltre diversi Istituti Religiosi hanno preso il nome dalla Consolata, tra cui i Missionari e le Missionarie della Consolata di Giuseppe Allamano, la cui biografia ho scritto qui.
La Basilica è un punto spirituale di riferimento per l'intera città e la diocesi di Torino. 
  


























mercoledì 13 giugno 2012

Sant'Antonio di Padova, Dottore della Chiesa

Fernando di Buglione nasce a Lisbona, in Portogallo, nel 1195 circa, da nobile famiglia. A 15 anni entra in Monastero tra i canonici regolari di Sant'Agostino. Nel 1220 chiede di essere ammesso tra i Francescani, e gli viene imposto il nome di Antonio. Arriva in Italia perchè invitato al Capitolo generale dei francescani ad Assisi. Non si risparmia fatiche e patimenti per amore di Gesù, opera miracoli e guarigioni. Sofferente d'asma ed idropisia, trovandosi a Camposampiero, il 13 giugno 1231 chiede ai confratelli di riportarlo a Padova ma muore nel convento dell' Arcella. La sua fama di santità è talmente diffusa tra i fedeli, che Papa Gregorio IX lo dichiara santo l'anno dopo. San Bonaventura da Bagnoregio, altro francescano, trentadue anni dopo la sua morte, durante una traslazione del corpo, trova la sua lingua incorrotta. La reliquia viene ancora oggi custodita nel Santuario a Padova. Sant'Antonio fu maestro di sapienza, famosi sono i suoi sermoni. Papa Pio XII lo dichiara Dottore della Chiesa nel 1946.

venerdì 1 giugno 2012

Sant' Annibale Maria di Francia

'U Patri Francia', ogni messinese lo conosce, ne ammira lo zelo, le virtù, la santità. E' il padre degli orfani, dei poveri, dei bisognosi. Nasce da nobile famiglia di Messina il 5 luglio 1851. Ordinato sacerdote il 16 marzo 1878 chiede e ottiene dal suo Vescovo di stabilirsi nel quartiere Avignone, il più malfamato e povero della città, un covo di miseria materiale e morale, per farne il luogo del suo zelante apostolato di promozione umana e di evangelizzazione della povera gente. Ed è prorio lì, in quel quartiere, che 'u Patri Francia' costruisce gli orfanotrofi Antoniani per portare soccorso ed educare civilmente e religiosamente i bambini e i giovani. Per mantenerli, egli stesso, benchè di famiglia nobile, si fa mendicante, andando di porta in porta a chiedere aiuti e sovvenzioni. I suoi numerosi  Istituti poi si svilupparono in laboratori di arti e mestieri, collegi, centri di formazione professionale, colonie agricole e scuole di ogni tipo.
Scrive Padre Riccardo Pignatelli:
'Annibale è Sacerdote zelante, poeta prolifico, giornalista battagliero, predicatore dalla parola facile e convincente, Padre Annibale nella sua vita terrena ha saputo conciliare in un unico termine il binomio azione-contemplazione, mostrando la sua completezza di uomo spirituale, attivo ed instancabile, ma dotato di una intensa capacità contemplativa. Coltivò e predicò l’amore per la parola di Dio, per l’Eucaristia, per la Vergine Maria, per i Santi e la Chiesa, manifestando verso il Papa ed i Vescovi uno spirito di obbedienza e di particolare rispetto fino alla venerazione.
Tormentato dal pensiero che nel mondo vi erano milioni e milioni di persone bisognose di pane materiale e spirituale, afflitto per la scarsità di anime generose che si dedicassero alla loro salvezza spirituale e materiale, il Di Francia trovò la risposta nel comando di Gesù: Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe, convinto che le vocazioni dei nuovi apostoli sono dono di Dio e frutto della preghiera. Egli, già d’allora, considerò operai della messe non soltanto i sacerdoti ed i consacrati, ma anche tutti coloro che sono chiamati ad impegnarsi in attività a beneficio del prossimo nella chiesa e nella società: genitori, insegnanti, governanti.Il Rogate (la preghiera per le vocazioni) divenne il programma della sua vita. Attratti dal suo carisma, uomini e donne si unirono a lui. Padre Annibale fondò le due Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo (1887) e dei Rogazionisti (1897), che esprimono con un quarto voto l’impegno di pregare e di agire in attività specifiche per le vocazioni con centri di spiritualità, di discernimento e di promozione vocazionale, con attività editoriali e con seminari.Il Padre Francia è uomo di azione, ma visse in un crescente ed eroico esercizio di tutte le virtù cristiane, che convogliava nello zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Il suo motto era: Innamoratevi di Gesù Cristo.
 Logorato dalle fatiche e pieno di meriti, muore a Messina il 1° giugno 1927, confortato dalla visione della Vergine Maria, sempre da lui amata, lodata e venerata. L’espressione più ricorrente, ascoltata durante e dopo i funerali, fu: “E’ morto il Santo”.
La Chiesa onora Annibale Di Francia con il titolo di “insigne apostolo della preghiera per le vocazioni”. Giovanni Paolo II, che lo ha proclamato Beato il 7 ottobre 1990, lo ha dichiarato “autentico anticipatore e zelante maestro della moderna pastorale vocazionale”, e il 16 maggio 2004 lo ha iscritto nell’albo dei Santi'.
Sant' Annibale riposa, in attesa della risurrezione del corpo, in un'urna, incorrotto, nella Basilica-Santuario di sant'Antonio di Padova a Messina, il 'Tempio del Rogate' meta preferita delle mie soste di preghiera, e di incontro in confessione con un santo sacerdote rogazionista, degno figlio di sant'Annibale, padre Marrazzo che sicuramente è in Cielo col suo Padre fondatore.....