Giuseppe Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1880.
Figlio di Francesco, Presidente del Tribunale di Benevento, e di Rosa de Luca, dei Marchesi di Roseto, Giuseppe era il settimo di nove figli.
Fu battezzato in casa sei giorni dopo la nascita, il 31 luglio 1880, festa di S. Ignazio Loyola, da Don Innocenzo Maio. Nel 1881 il padre è promosso Consigliere di Corte d’Appello e si trasferisce ad Ancona con la famiglia. Nel 1884 è trasferito a Napoli come Presidente della Corte d’Appello. Il primo incontro con Gesù eucarestia, il piccolo Giuseppe lo ebbe l’ 8 dicembre 1888 nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore di Napoli, nel corso di una cerimonia celebrata da Monsignor Enrico Marano. Conseguì la maturità classica con ottimi voti nel 1897.
Due mesi dopo aver intrapreso gli studi di medicina, il giovane Moscati è colpito da un grave lutto che scaverà un solco profondo nella sua vita. Il padre Francesco, due giorni dopo esser stato colpito da emorragia cerebrale, muore il 21 dicembre 1897, dopo aver ricevuto i Sacramenti.
Nell’ambiente universitario, Moscati continuò a distinguersi per la serietà e l’impegno ed il 4 agosto 1903, con una tesi sull’urogenesi epatica, conseguì la Laurea con il massimo dei voti e la lode.
Il 12 giugno 1904 si spense a Benevento, dove si era ritirato presso l'ospedale "Fatebenefratelli", il secondogenito Alberto. Nel 1892, durante una parata militare a Torino, era caduto da cavallo, riportando un trauma cranico, con sindrome di epilessia. Giuseppe Moscati frequentemente trascorreva molte ore accanto al fratello per assisterlo. Questa esperienza contribuirà a spingerlo, caso unico nella famiglia, a scegliere gli studi di medicina. La morte di Alberto gli causò un dolore che ricorderà per tutta la vita. Conseguita la laurea, università e ospedale furono i primi campi di lavoro del giovane medico Giuseppe. Presto vinse il concorso di Coadiutore straordinario presso l’Ospedale Incurabili (1903), quello di Assistente nell’Istituto di Chimica Fisiologica (1908) ed ebbe lusinghieri riconoscimenti in campo scientifico. Nel 1911, a trentuno anni, il dott. Moscati vinse il concorso di Coadiutore Ordinario negli Ospedali Riuniti, un concorso importantissimo che non si bandiva dal 1880 e al quale parteciparono medici venuti da ogni parte.
Il Prof. Cardarelli, che faceva parte della commissione esaminatrice, rimase ammirato e disse che in 60 anni di insegnamento non si era mai imbattuto in un simile giovane. Perciò lo ebbe caro per tutta la vita e lo scelse come medico curante. Nel medesimo anno, su proposta di Antonio Cardarelli, la Reale Accademia Medico-Chirurgica lo nominava Socio aggregato e il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferiva la Libera Docenza in Chimica Fisiologica. Oltre all’intenso lavoro tra Università e Ospedale, il Prof. Moscati diresse e diede nuovo impulso all’Istituto di Anatomia patologica, già diretto da Luciano Armanni, che era decaduto per incuria. Presto divenne "un vero maestro nell'esercizio delle autopsie", come afferma il Prof.Quagliariello. Moscati fu uno dei primi medici, a Napoli, a sperimentare l'insulina. Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel conflitto mondiale ed il prof. Moscati fece domanda di arruolamento volontario senza, tuttavia, essere esaudito. Le autorità militari gli affidarono i soldati feriti che affluivano all’Ospedale degli Incurabili, che venne militarizzato. Visitò e curò circa 3000 militari, di cui redasse diari e storie cliniche. Per questi egli fu non solo il medico, ma il consolatore vigile ed affettuoso. Negli anni che seguirono, il prof. Moscati rinunciò alla cattedra di chimica fisiologica presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo questa scelta cosciente consapevole, il prof. Moscati si orienta definitivamente verso il lavoro ospedaliero e nelle corsie dell’ospedale impegna tempo, esperienza, capacità umane. Le malattie e le miserie fisiche e spirituali saranno sempre in cima ai suoi pensieri, perché i malati - diceva - "sono le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi". La fama di Moscati come maestro e come medico era indiscussa. Tutti parlavano delle sue lezioni, delle sue doti diagnostiche, del suo lavoro tra gli ammalati. Il Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale lo nominò Direttore della III Sala uomini. Era il 1919.Nonostante la rinunzia alla cattedra universitaria, Moscati fu sempre professore e maestro. Se aveva scelto di stare vicino agli ammalati, non per questo aveva rinunziato all'insegnamento, in cui aveva la possibilità di incontrare i giovani e comunicare loro.
Leggendo le testimonianze dei suoi allievi, dobbiamo dire che egli aveva particolari doti per fare il professore. A una preparazione solida, univa il desiderio dell'aggiornamento, la passione per la ricerca, una innata curiosità per il nuovo, la capacità di spaziare nei vari settori della medicina.
Figlio di Francesco, Presidente del Tribunale di Benevento, e di Rosa de Luca, dei Marchesi di Roseto, Giuseppe era il settimo di nove figli.
Fu battezzato in casa sei giorni dopo la nascita, il 31 luglio 1880, festa di S. Ignazio Loyola, da Don Innocenzo Maio. Nel 1881 il padre è promosso Consigliere di Corte d’Appello e si trasferisce ad Ancona con la famiglia. Nel 1884 è trasferito a Napoli come Presidente della Corte d’Appello. Il primo incontro con Gesù eucarestia, il piccolo Giuseppe lo ebbe l’ 8 dicembre 1888 nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore di Napoli, nel corso di una cerimonia celebrata da Monsignor Enrico Marano. Conseguì la maturità classica con ottimi voti nel 1897.
Due mesi dopo aver intrapreso gli studi di medicina, il giovane Moscati è colpito da un grave lutto che scaverà un solco profondo nella sua vita. Il padre Francesco, due giorni dopo esser stato colpito da emorragia cerebrale, muore il 21 dicembre 1897, dopo aver ricevuto i Sacramenti.
Nell’ambiente universitario, Moscati continuò a distinguersi per la serietà e l’impegno ed il 4 agosto 1903, con una tesi sull’urogenesi epatica, conseguì la Laurea con il massimo dei voti e la lode.
Il 12 giugno 1904 si spense a Benevento, dove si era ritirato presso l'ospedale "Fatebenefratelli", il secondogenito Alberto. Nel 1892, durante una parata militare a Torino, era caduto da cavallo, riportando un trauma cranico, con sindrome di epilessia. Giuseppe Moscati frequentemente trascorreva molte ore accanto al fratello per assisterlo. Questa esperienza contribuirà a spingerlo, caso unico nella famiglia, a scegliere gli studi di medicina. La morte di Alberto gli causò un dolore che ricorderà per tutta la vita. Conseguita la laurea, università e ospedale furono i primi campi di lavoro del giovane medico Giuseppe. Presto vinse il concorso di Coadiutore straordinario presso l’Ospedale Incurabili (1903), quello di Assistente nell’Istituto di Chimica Fisiologica (1908) ed ebbe lusinghieri riconoscimenti in campo scientifico. Nel 1911, a trentuno anni, il dott. Moscati vinse il concorso di Coadiutore Ordinario negli Ospedali Riuniti, un concorso importantissimo che non si bandiva dal 1880 e al quale parteciparono medici venuti da ogni parte.
Il Prof. Cardarelli, che faceva parte della commissione esaminatrice, rimase ammirato e disse che in 60 anni di insegnamento non si era mai imbattuto in un simile giovane. Perciò lo ebbe caro per tutta la vita e lo scelse come medico curante. Nel medesimo anno, su proposta di Antonio Cardarelli, la Reale Accademia Medico-Chirurgica lo nominava Socio aggregato e il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferiva la Libera Docenza in Chimica Fisiologica. Oltre all’intenso lavoro tra Università e Ospedale, il Prof. Moscati diresse e diede nuovo impulso all’Istituto di Anatomia patologica, già diretto da Luciano Armanni, che era decaduto per incuria. Presto divenne "un vero maestro nell'esercizio delle autopsie", come afferma il Prof.Quagliariello. Moscati fu uno dei primi medici, a Napoli, a sperimentare l'insulina. Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel conflitto mondiale ed il prof. Moscati fece domanda di arruolamento volontario senza, tuttavia, essere esaudito. Le autorità militari gli affidarono i soldati feriti che affluivano all’Ospedale degli Incurabili, che venne militarizzato. Visitò e curò circa 3000 militari, di cui redasse diari e storie cliniche. Per questi egli fu non solo il medico, ma il consolatore vigile ed affettuoso. Negli anni che seguirono, il prof. Moscati rinunciò alla cattedra di chimica fisiologica presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo questa scelta cosciente consapevole, il prof. Moscati si orienta definitivamente verso il lavoro ospedaliero e nelle corsie dell’ospedale impegna tempo, esperienza, capacità umane. Le malattie e le miserie fisiche e spirituali saranno sempre in cima ai suoi pensieri, perché i malati - diceva - "sono le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi". La fama di Moscati come maestro e come medico era indiscussa. Tutti parlavano delle sue lezioni, delle sue doti diagnostiche, del suo lavoro tra gli ammalati. Il Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale lo nominò Direttore della III Sala uomini. Era il 1919.Nonostante la rinunzia alla cattedra universitaria, Moscati fu sempre professore e maestro. Se aveva scelto di stare vicino agli ammalati, non per questo aveva rinunziato all'insegnamento, in cui aveva la possibilità di incontrare i giovani e comunicare loro.
Leggendo le testimonianze dei suoi allievi, dobbiamo dire che egli aveva particolari doti per fare il professore. A una preparazione solida, univa il desiderio dell'aggiornamento, la passione per la ricerca, una innata curiosità per il nuovo, la capacità di spaziare nei vari settori della medicina.
Il 12 aprile 1927, martedì santo, il prof. Moscati, dopo aver partecipato, come ogni giorno, alla Messa e aver ricevuto la Comunione, trascorse la mattinata in Ospedale per poi tornare a casa. Consumò, come sempre, un frugale pasto e poi si dedicò alle consuete visite ai pazienti che andavano da lui.
Ma verso le ore 15 si sentì male, si adagiò sulla poltrona, e poco dopo incrociò le braccia sul petto e spirò serenamente. Aveva 46 anni e 8 mesi.
La notizia della sua morte si diffuse immediatamente, e il dolore di tutti fu unanime. Soprattutto i poveri lo piansero sinceramente, perché avevano perduto il loro benefattore.
Ma verso le ore 15 si sentì male, si adagiò sulla poltrona, e poco dopo incrociò le braccia sul petto e spirò serenamente. Aveva 46 anni e 8 mesi.
La notizia della sua morte si diffuse immediatamente, e il dolore di tutti fu unanime. Soprattutto i poveri lo piansero sinceramente, perché avevano perduto il loro benefattore.
Alle 10 del 25 ottobre 1987, in Piazza San Pietro, il Papa Giovanni Paolo II, dinanzi a circa 100.000 persone, dichiarava Santo Giuseppe Moscati, a 60 anni dalla morte.www.sangiuseppemoscati.com
Grandissima figura per noi medici.
RispondiEliminaQuando in viaggio di nozze siamo stati a Napoli, prima tappa della luna di miele, ho voluto assolutamente andare a pregare nella Chiesa dove giace!
Sei stata a pregare sulla sua tomba? Beata te! Anche a me piacerebbe tantissimo.....ammiro questo santo, quanti doni che aveva!
EliminaBuongiorno Martina. La vita di questo medici é per me un grande esémpio di santitá al lavoro. Link molto interessante. Un abbraccio.
RispondiEliminaxtobefree, è importante avere nella nostra vita modelli di santi che hanno vissuto nel mondo la fede in Cristo in modo completo. Dobbiamo imitarli! Un abbraccio
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