MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

post scorrevoli

mercoledì 30 gennaio 2013

Santa Giacinta Marescotti

A Vignanello, in provincia di Viterbo, il 6 marzo del 1585, nel castello di Vignanello, nasce Clarice la figlia del principe Marcantonio Marescotti. Clarice è molto bella e, appena cresciuta, sogna un matrimonio degno del suo casato. Si presenta anche il partito giusto nella persona di un giovane marchese. I genitori, però, preferiscono dargli in sposa Ortensia la figlia minore. Grande è la delusione di Clarice che reagisce rendendo la vita impossibile a genitori e parenti. Da parte sua il principe Marcantonio costringe la figlia a entrare nel convento delle clarisse. Clarice non si arrende e, per evitare di essere costretta alla stretta clausura si fa terziaria francescana e prende il nome di Giacinta. Vive in convento, ma in un appartamentino ben arredato e servita da due novizie, per quindici anni -ella stessa dirà- una vita "di molte vanità et schiocchezze". All'età di 30 anni, dopo una grave malattia di lei e alcune morti in famiglia, avviene la profonda trasformazione. Per suor Giacinta cominciano ventiquattro anni straordinari e durissimi, in povertà totale e di continue penitenze, con asprezze oggi poco comprensibili, ma che rivelano energie nuove e sorprendenti. Dalle due camerette raffinate lei passa a una cella derelitta per vivere di privazioni: ma al tempo stesso, di lì, compie un’opera singolare di “riconquista”. Personaggi lontani dalla fede vi tornano per opera sua, e si fanno suoi collaboratori nell’aiuto ad ammalati e poveri. Un aiuto che Giacinta, la penitente, vuole sistematico, regolare, per opera di persone fortemente motivate. Questa mistica si fa organizzatrice di istituti assistenziali come quello detto dei “Sacconi” (dal sacco che i confratelli indossano nel loro servizio) che aiuta poveri, malati e detenuti, e che si perpetuerà fino al XX secolo. E come quello degli Oblati di Maria, chiamati a servire i vecchi. Nella sua stanza dopo essersi liberata del superfluo, l'unico ornamento è una grande croce che in continuazione le ricorda che «Gesù, il mio amore, è stato Crocefisso». Medita di continuo sui dolori della passione, è devota dello Spirito Santo, lo invoca di continuo perché accresca il suo amore. L’amore di Dio trascina con sé anche l’attenzione per il prossimo. Ai più poveri dona il suo cibo, le vesti, le coperte del letto. Muore a Viterbo il 30 gennaio 1640, ed è subito venerata come santa dalle consorelle e dai fedeli, tanto che, subito dopo la sua morte, tutta Viterbo accorre presso la chiesa dov’è esposta la salma, portando via un pezzetto del suo abito, sicché bisognerà rivestirla tre volte. Santa Giacinta riposa nella chiesa del monastero delle Clarisse a Viterbo, distrutta dalla guerra 1940-45 e ricostruita nel 1959. La sua canonizzazione sarà celebrata da Pio VII nel 1807.

lunedì 28 gennaio 2013

San Tommaso d'Aquino

Oggi la Santa Chiesa Cattolica fa memoria di un grande santo: Tommaso d'Aquino, Dottore della Chiesa.
Io ne ho parlato già diverse volte anche sul mio blog Le porte della Terra di Mezzo. Per facilitare la ricerca basta cliccare sui link.
Doctor Angelicus
Biografia
la cella ed il dente di leone

giovedì 24 gennaio 2013

San Francesco di Sales

Nasce da nobile famiglia il 21 agosto 1567 in Savoia nel castello di Sales. Studia giurisprudenza a Parigi e poi a Padova. Viene ordinato sacerdote nel 1593. Dopo nove anni viene nominato vescovo di Ginevra. Scrive opere ascetico-mistiche ( Le più conosciute sono 'INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA' E 'TRATTATO DELL'AMORE DI DIO' ) e, grazie alla sua azione pastorale instancabile, zelante e saggia fa ritornare all'unità della Chiesa molti calvinisti. Legato da profonda amicizia a Santa Giovanna Francesca di Chantal, insieme a lei fonda l'Ordine della Visitazione. Muore il 28 dicembre 1622.
E' dottore della Chiesa.
 
DALLA 'INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA' (PARTE I CAP.3) Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti , ognuna "seconda la propria specie" (Gen 1,11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perchè producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione. La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona. (...) La devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa. L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perchè non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio. Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili. E' un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. E' vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa , monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizione secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.

martedì 22 gennaio 2013

Beata Laura Vicuña

Laura  nasce a Santiago del Cile il 5 aprile 1891.  Il padre, di nobile famiglia, è un militare in carriera che, allo scoppio della guerra civile, è costretto a fuggire con la moglie e la piccola Laura verso il sud del Paese. Muore di lì a poco, lasciando la moglie in gravi difficoltà economiche, Laura che ha solo due anni ed un'altra bambina in arrivo. Così la piccola famiglia si trasferisce in Argentina presso una tenuta agricola dove la mamma trova lavoro, ed in seguito accetta di vivere con il ricco imprenditore agricolo e padrone della tenuta, Manuel Mora, che si prende cura dell'educazione delle due bambine. A tale scopo vengono affidate nel gennaio 1900 ad un piccolo collegio missionario tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, situato a Junin de los Andes ai confini con il Cile, patria natia di Laura. La situazione di precarietà della madre, la sua convivenza con un uomo fuori dal sacramento cattolico del matrimonio e il suo allontanamento dalla fede sono per Laura fonte di sofferenza e preoccupazione. Sono tre i capisaldi della sua "regola di vita": servire Dio per tutta la vita, preferire la morte piuttosto che offendere Dio con il peccato, fare tutto il possibile per far conoscere e amare Dio alle persone a lei più prossime, in particolare alla madre. Laura emette privatamente i voti di castità, povertà ed obbedienza ed offre la sua giovane vita al Signore per la conversione della madre. Vive la sua giovane età nelle mortificazioni, nella preghiera, nel digiuno. Più volte deve respingere le attenzioni morbose che il convivente della mamma le rivolge e subire le sue percosse. Nel 1903 lascia il collegio perché molto malata e va a vivere con la mamma in un appartamento a Junín de Los Andes. Il 22 gennaio riceve il Viatico e quella sera dice alla madre: “Mamma, io muoio! Io stessa l’ho chiesto a Gesù. Sono quasi due anni che gli ho offerto la vita per te, per ottenere la grazia del tuo ritorno alla fede. Mamma, prima della morte non avrò la gioia di vederti pentita?”. Questa le promette di cambiare completamente vita. Laura muore serenamente dopo aver pronunciato queste ultime gioiose parole: “Grazie, Gesù! Grazie, Maria! Ora muoio contenta!”
In occasione del funerale la mamma tornò ad accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia.
La tomba di Laura è collocata nella cappella del Collegio Maria Ausiliatrice di Bahia Blanca, in Argentina.
Laura del Carmen Vicuña, poema di candore, di amore filiale e di sacrificio, è stata beatificata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 3 settembre 1988 sul Colle delle beatitudini giovanili, presso Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti.  

lunedì 21 gennaio 2013

Sant'Agnese, vergine e martire

Agnese nasce a Roma da genitori cristiani appartenenti ad una illustre famiglia patrizia nel III secolo. Ancora giovinetta decide di consacrarsi al Signore ma si innamora di lei il figlio del Prefetto di Roma che respinto, la denuncia come cristiana. Agnese viene esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell'attuale piazza Navona. Si narra che un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa stessa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano. 
Il suo corpo venne inumato nella galleria di un cimitero cristiano sulla sinistra della via Nomentana. In seguito, sulla sua tomba Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate e fu ripetutamente rinnovata ed ampliata. L’adiacente cimitero fu scoperto ed esplorato metodicamente a partire dal 1865. Il cranio della santa martire fu posto dal secolo IX nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Tutto il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V.

giovedì 17 gennaio 2013

Sant'Antonio, Abate

Antonio nasce verso il 250 d.C. da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma in Egitto e verso i 18-20 anni rimane orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare.
Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi ciò che hai  dallo ai poveri poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio sceglie questa strada e venduti i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedica alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese. E' il Signore stesso che, attraverso un angelo,  gli indica la strada da percorrere: il lavoro e la preghiera, che, due secoli dopo, diventerà la regola benedettina “Ora et labora” del Monachesimo Occidentale.
  Dopo qualche anno di questa edificante esperienza, è sottoposto a dure prove: pensieri osceni, dubbi, l'attaccamento alle cose materiali. Antonio chiede aiuto ad altri asceti, che gli consigliano di  ritirarsi in un luogo più solitario.
Così ricoperto appena da un rude panno, si rifugia in un’antica tomba scavata nella roccia di una collina, intorno al villaggio di Coma. Qui si ciba  di frutti di bosco ed erbe dei campi e di pane che, di tanto in tanto, gli porta un amico.
In questo luogo è tormentato da terrificanti visioni e frastuoni e da un periodo di terribile oscurità spirituale, dove deve combattere anche i tormenti di satana, ma tutto supera perseverando nella fede in Dio, compiendo giorno per giorno la sua volontà, come gli avevano insegnato i suoi maestri. Antonio con la sua vita ascetica, richiama moltissima gente in cerca di aiuto e conforto, ma anche chi desidera seguire il suo stesso stile di vita.
Nel 311 Antonio non esita a lasciare il suo eremo per recarsi ad Alessandria d'Egitto, dove imperversa la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore romano Massimino Daia,  per sostenere e confortare i fratelli nella fede e desideroso lui stesso del martirio, ma viene risparmiato e fa ritorno al suo eremo. In seguito si trasferisce nel deserto della Tebaide, dove vive fino all'età di 106 anni assistito nell'estrema vecchiaia da due monaci che aveva accolto nel suo eremo. Muore il 17 gennaio del 356 e viene seppellito in un luogo segreto. Nel 561 il suo sepolcro viene scoperto e le reliquie cominciano un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere.  

martedì 15 gennaio 2013

San Mauro, abate

Nasce verso il sec. VI. E'figlio di un nobile romano, che lo affida, ancora bambino, a S. Benedetto che vive a Subiaco, perché lo educhi secondo la regola monastica. Mauro diventa il discepolo prediletto dell'abate Benedetto e quindi suo fidato collaboratore. Mandato in Francia fonda a Granfeul un monastero. Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò alla preghiera e alle letture.  La sua vita, oltre che di amore verso Dio, è ancora oggi esempio di obbedienza all’Ordine Benedettino.
Quando Benedetto lascia Subiaco per Montecassino (verso il 529), Mauro quasi certamente rimane lì, come abate di Subiaco. Purtroppo di lui non si conosce né il giorno della nascita né quello della morte. Nell'anno 863 compare in Francia una sedicente “biografia” di lui, l'autore è l’abate Odone di Glanfeuil, che dice di aver praticamente riscritto il racconto di un certo Fausto, amico di Mauro e arrivato con lui in Francia, portandovi la Regola benedettina. Non c’è alcun documento che confermi il racconto di Odone o che certifichi la presenza di Mauro in terra francese. Però il paese dell’abate Odone, Glanfeuil, si è poi chiamato Saint Maur sur Loire. Nel 1618, mille anni dopo Mauro, nasce in Francia una congregazione benedettina, che nel 1766 avrà 191 case e 1.917 monaci. E con loro, ecco tornare il nome del discepolo di san Benedetto: questi religiosi si chiamano infatti monaci maurini. La fine della loro congregazione, poi, è una grande pagina di storia benedettina: nei “massacri di settembre” della Francia rivoluzionaria (1792) viene messo a morte l’ultimo abate generale: Agostino Chevreux. E con lui altri quaranta confratelli. Tutti monaci maurini.

giovedì 10 gennaio 2013

Gregorio di Nissa

Gregorio nasce a Cesarea, in Cappadocia (Turchia), intorno al 335 d.C. E' fratello di san Basilio e di santa Macrina. La sua famiglia e ricca e molto religiosa. Si dedica allo studio dell'arte, delle lettere, della filosofia e della retorica  intraprendendo la carriera di professore. Intorno al 360 lascia la moglie Teosebia e la cattedra per dedicarsi alla vita ascetica ed eremitica insieme al fratello Basilio. Nel 371 viene consacrato vescovo di Nissa. Si dice non fosse molto abile negli affari economici della sua Diocesi, ma s'imponeva con la sua eloquenza e la vastità della scienza filosofìca e teologica e per la sua granitica fede, tanto da suscitare l'ostilità dell'imperatore ariano Valente, che non indugia ad esiliarlo dalla città, muovendogli false accuse . Nel 381 partecipa al primo Concilio ecumenico di Costantinopoli e viene incaricato di redigere il Credo. Gregorio per la sua dottrina e saggezza viene definito uno dei più importanti Padri della Chiesa d'Oriente. Muore intorno al 395.