Antonio nasce verso il 250 d.C. da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma in Egitto e verso i 18-20 anni rimane orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare.
Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi ciò che hai dallo ai poveri poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio sceglie questa strada e venduti i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedica alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese. E' il Signore stesso che, attraverso un angelo, gli indica la strada da percorrere: il lavoro e la preghiera, che, due secoli dopo, diventerà la regola benedettina “Ora et labora” del Monachesimo Occidentale. Dopo qualche anno di questa edificante esperienza, è sottoposto a dure prove: pensieri osceni, dubbi, l'attaccamento alle cose materiali. Antonio chiede aiuto ad altri asceti, che gli consigliano di ritirarsi in un luogo più solitario.
Così ricoperto appena da un rude panno, si rifugia in un’antica tomba scavata nella roccia di una collina, intorno al villaggio di Coma. Qui si ciba di frutti di bosco ed erbe dei campi e di pane che, di tanto in tanto, gli porta un amico.
In questo luogo è tormentato da terrificanti visioni e frastuoni e da un periodo di terribile oscurità spirituale, dove deve combattere anche i tormenti di satana, ma tutto supera perseverando nella fede in Dio, compiendo giorno per giorno la sua volontà, come gli avevano insegnato i suoi maestri. Antonio con la sua vita ascetica, richiama moltissima gente in cerca di aiuto e conforto, ma anche chi desidera seguire il suo stesso stile di vita. Nel 311 Antonio non esita a lasciare il suo eremo per recarsi ad Alessandria d'Egitto, dove imperversa la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore romano Massimino Daia, per sostenere e confortare i fratelli nella fede e desideroso lui stesso del martirio, ma viene risparmiato e fa ritorno al suo eremo. In seguito si trasferisce nel deserto della Tebaide, dove vive fino all'età di 106 anni assistito nell'estrema vecchiaia da due monaci che aveva accolto nel suo eremo. Muore il 17 gennaio del 356 e viene seppellito in un luogo segreto. Nel 561 il suo sepolcro viene scoperto e le reliquie cominciano un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere.
Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi ciò che hai dallo ai poveri poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio sceglie questa strada e venduti i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedica alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese. E' il Signore stesso che, attraverso un angelo, gli indica la strada da percorrere: il lavoro e la preghiera, che, due secoli dopo, diventerà la regola benedettina “Ora et labora” del Monachesimo Occidentale. Dopo qualche anno di questa edificante esperienza, è sottoposto a dure prove: pensieri osceni, dubbi, l'attaccamento alle cose materiali. Antonio chiede aiuto ad altri asceti, che gli consigliano di ritirarsi in un luogo più solitario.
Così ricoperto appena da un rude panno, si rifugia in un’antica tomba scavata nella roccia di una collina, intorno al villaggio di Coma. Qui si ciba di frutti di bosco ed erbe dei campi e di pane che, di tanto in tanto, gli porta un amico.
In questo luogo è tormentato da terrificanti visioni e frastuoni e da un periodo di terribile oscurità spirituale, dove deve combattere anche i tormenti di satana, ma tutto supera perseverando nella fede in Dio, compiendo giorno per giorno la sua volontà, come gli avevano insegnato i suoi maestri. Antonio con la sua vita ascetica, richiama moltissima gente in cerca di aiuto e conforto, ma anche chi desidera seguire il suo stesso stile di vita. Nel 311 Antonio non esita a lasciare il suo eremo per recarsi ad Alessandria d'Egitto, dove imperversa la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore romano Massimino Daia, per sostenere e confortare i fratelli nella fede e desideroso lui stesso del martirio, ma viene risparmiato e fa ritorno al suo eremo. In seguito si trasferisce nel deserto della Tebaide, dove vive fino all'età di 106 anni assistito nell'estrema vecchiaia da due monaci che aveva accolto nel suo eremo. Muore il 17 gennaio del 356 e viene seppellito in un luogo segreto. Nel 561 il suo sepolcro viene scoperto e le reliquie cominciano un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere.
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