Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo delle genti.
MITTITE RETE ET INVENIETIS
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)
post scorrevoli
mercoledì 26 dicembre 2012
venerdì 14 dicembre 2012
San Giovanni della Croce
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Navigando ho trovato questo bel sito dei Carmelitani . Traduco le ultime righe che hanno dedicato alla figura di San Giovanni della Croce, che gli rendono merito e onore: 'Egli è un uomo straordinario. Il più grande poeta tra i santi ed il più santo tra i poeti. E' conoscitore dell'anima umana. E'la guida nella notte spirituale. Il teologo, il mistico. Sensibile alla bellezza ed alla sofferenza. Innamorato di Dio. E' il pellegrino nel cammino dello spirito. Figlio di Teresa di Gesù(Teresa è la fondatrice dei Carmelitani Scalzi), Padre di Santa Teresa (ella gli affidava la sua anima). Le parole di San Giovanni della Croce sono parole piene di luce e di amore'. San Giovanni della Croce ci insegna che, per amare Dio, con tutto il cuore, l'anima e le forze, bisogna essere uomini liberi, innamorati di Dio e cercatori instancabili dell'impronta di Dio nell'umanità'.
¡Oh llama de amor viva
que tiernamente hieres
de mi alma en el más profundo centro!
Pues ya no eres esquiva
acaba ya si quieres,
¡rompe la tela de este dulce encuentro!
¡Oh cauterio suave!
¡Oh regalada llaga!
¡Oh mano blanda! ¡Oh toque delicado
que a vida eterna sabe
y toda deuda paga!
Matando, muerte en vida la has trocado.
¡Oh lámparas de fuego
en cuyos resplandores
las profundas cavernas del sentido,
que estaba oscuro y ciego,
con extraños primores
calor y luz dan junto a su querido!
¡Cuán manso y amoroso
recuerdas en mi seno
donde secretamente solo moras,
y en tu aspirar sabroso
de bien y gloria lleno,
cuán delicadamente me enamoras!
giovedì 13 dicembre 2012
Santa Lucia, vergine e martire
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A Siracusa un’inveterata tradizione popolare vuole che, dopo avere esalato
l’ultimo respiro, il corpo di Lucia sia stato devotamente tumulato nello stesso
luogo del martirio. Infatti, secondo la pia devozione dei suoi concittadini,
il corpo della santa fu riposto in un arcosolio, cioè in una nicchia ad arco
scavata nel tufo delle catacombe e usata come sepolcro. Fu così che le catacombe
di Siracusa, che ricevettero le sacre spoglie di Lucia presero da lei
anche il nome e ben presto attorno al suo sepolcro si sviluppò una serie
numerosa di altre tombe, perché tutti i cristiani volevano essere tumulati
accanto all’amatissima Lucia. Ma, nell'878 Siracusa fu invasa dai Saraceni per
cui i cittadini tolsero il suo corpo da lì e lo nascosero in un luogo segreto
per sottrarlo alla furia degli invasori. In seguito venne traslato da Siracusa a
Costantinopoli e da Costantinopoli a Venezia. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San
Giorgio a Venezia ed elessero santa Lucia compatrona della città. Le sante spoglie di Lucia vennero deposte in una chiesa a lei dedicata fino al 1863, anno in cui questa chiesa fu demolita per la costruzione della stazione ferroviaria (che per
questo si chiama Santa Lucia), per essere nuovamente traslate nella chiesa dei SS.
Geremia e Lucia, dove sono conservate tutt’oggi.
sabato 8 dicembre 2012
Immacolata concezione di Maria
Il Cielo si inonda di
luce: Dio Padre ha pronunciato la sua preziosa parola, un nome, che serbava
nella mente e nel cuore sin dall'eternità. Un nome che sa di candore, di
verginale purezza, di divina freschezza. Un nome che contiene i colori della
tavolozza dove Dio intinge il pennello per colorare di vita nuova la faccia
della terra ferita dal peccato. Un nome che contiene i semi più preziosi che Dio
semina sull' umanità per far rifiorire i cuori induriti dal peccato. Un nome
che contiene le sorgenti più pure e cristalline, dove Dio attinge per
rinvigorire i deserti più aridi e far germogliare la nuova creazione. MARIA è la creatura più bella e preziosa che Dio potesse donarci. E'
il tesoro, la perla, il fiore più profumato dei giardini del Cielo. E' la 'donna
forte' della Sacra Scrittura. E' la stella più luminosa nel firmamento della
santità. E' la donna che col suo 'Sì' ha cambiato il corso della storia tra Dio
e gli uomini. Il suo grembo verginale ha accolto il Soffio Divino della vita e
ha donato al mondo la Vita. Di Maria non si è detto nè mai si dirà abbastanza,
'numquam satis'; la Sacra Scrittura è la fonte che ci rivela il mistero di
Maria, Ella è strettamente legata al Figlio suo, Gesù Cristo e come tale non
poteva non essere Immacolata e Pura, Vergine e Madre.
giovedì 6 dicembre 2012
San Nicola, vescovo
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Nasce a Pàtara, Asia Minore (attuale Turchia),nel 250 d.C circa. Sulla sua vita le notizie certe sono pochissime. Proveniva da una
famiglia nobile. Fu eletto vescovo di Mira per le sue doti di pietà e di carità
molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo per i miracoli e i prodigi che compiva.
Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino
all’epoca dell’Editto di Costantino. Nicola muore a Mira il 6 dicembre forse nell'anno 326. I pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira, cominciano subito dopo la sua morte, numerosi e non solo del circondario. Oltre sette secoli dopo la sua morte,
quando in Puglia è subentrato il dominio normanno, “Nicola di Mira”
diventa “Nicola di Bari”. Sessantadue marinai baresi, sbarcati nell’Asia
Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro di Nicola e
s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087 giungono a Bari
accolti in trionfo: ora la città ha un suo patrono. Il 29 settembre 1089 esse trovano
sistemazione definitiva nella cripta, già pronta, della basilica che si
sta innalzando in suo onore. E’ il Papa in persona, Urbano II, a deporle
sotto l’altare. Nel 1098 lo stesso Urbano II presiede nella basilica un
concilio di vescovi, tra i quali alcuni “greci” dell’Italia
settentrionale: c’è già stato lo scisma d’Oriente.
Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente.
Alla fine del XX secolo la basilica, affidata da Pio XII ai domenicani, è luogo d’incontro tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente.
la
mercoledì 5 dicembre 2012
Niccolò Stenone (Niels Stensen)
AI FEDELI FIORENTINI GIUNTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE DI NIELS STENSEN Domenica, 23 ottobre 1988).
Otto anni dopo (1675)la sua conversione, nel giorno di Pasqua, riceve l'ordinazione sacerdotale nel duomo
di Firenze, dove inizia il suo ministero come Curato. Nel 1677 viene consacrato Vescovo e nominato
Vicario Apostolico dell'intera Germania nord-occidentale e della Danimarca -
Norvegia, con sede ad Hannover e poi ad Amburgo dove visse povero ed umile fino alla morte per grave malattia il 5 dicembre 1628.
"L’esempio che ci offre il Vescovo Stenone è importante, in particolare, per
tutti i pastori della Chiesa: in lui rifulgeva un generoso spirito di servizio
che lo rendeva sempre pronto ad andare là dov’era chiamato, anche se l’incarico
era difficile ed impegnativo. In ogni occasione egli seppe dar prova di zelo
fervente e di instancabile spirito apostolico, conducendo una vita mortificata e
povera" (Giovanni Paolo II)
martedì 4 dicembre 2012
San Giovanni Calabria
GIOVANNI CALABRIA nacque a Verona l'8 ottobre 1873, settimo e
ultimo figlio di Luigi, ciabattino, e di Angela Foschio, serva di signori e
donna di grande fede, educata dal Servo di Dio don Nicola Mazza nel suo Istituto
per ragazze povere.
La povertà gli fu maestra di vita fin dalla nascita. Alla morte
del babbo, dovette interrompere la IV elementare per cercarsi un lavoro come
garzone. Accortosi delle virtù del
ragazzo, il Rettore di San Lorenzo don Pietro Scapini, lo preparò
privatamente agli esami di ammissione al liceo presso il Seminario. Superata la
prova, vi fu ammesso e frequentò il liceo come esterno. Ma dovette interromperlo
al 13° anno per il servizio militare.
La carità fu la caratteristica di tutta la sua vita
E qui il giovane si distinse soprattutto per la sua grande carità.
Si mise infatti al servizio di tutti, prestandosi agli uffici più umilianti e
rischiosi. Si conquistò l'animo dei suoi commilitoni e dei suoi superiori,
portandone parecchi alla conversione e alla pratica della fede.
Terminato il servizio militare, riprese nuovamente gli studi. In
una fredda nottata di novembre del 1897 - frequentava il 1 ° anno di teologia -
tornando da una visita agli infermi dell'ospedale, trovò accovacciato sull'uscio
di casa un bambino fuggito dagli zingari. Lo raccolse, lo portò in casa, lo
tenne con sé e condivise con lui la sua cameretta. Fu l'inizio delle sue opere
in favore degli orfani e degli abbandonati.
Pochi mesi dopo, fondò la "Pia Unione per l'assistenza agli
ammalati poveri ", riunendo attorno a sé un folto gruppo di chierici e di
laici.
Questi sono solo gli inizi di una vita caratterizzata tutta dalla
carità. "Ogni istante della sua vita fu la personificazione del meraviglioso
cantico di San Paolo sulla Carità" scriverà in una sua lettera postulatoria a
Paolo VI una dottoressa ebrea da don Calabria salvata dalla persecuzione
nazifascista, nascondendola, vestita da suora, tra le religiose del suo
Istituto.
Sacerdote e Fondatore di due Congregazioni
Ordinato sacerdote l'11 agosto 1901, fu nominato Vicario
Cooperatore nella parrocchia di S. Stefano e confessore nel Seminario. Si dedicò
con particolare zelo alle confessioni e all'esercizio della carità privilegiando
soprattutto i più poveri e gli emarginati.
Nel 1907, nominato Vicario della Rettoria di San Benedetto al
Monte, intraprese anche l'accoglienza e la cura spirituale dei soldati. Il 26
novembre di quell'anno, in Vicolo Case Rotte, diede ufficiale inizio
all'Istituto "Casa Buoni Fanciulli", che trovò l'anno seguente la sistemazione
definitiva in Via San Zeno in Monte, attuale Casa Madre.
Con i ragazzi, il Signore gli mandò anche dei laici desiderosi di
condividere con lui la propria donazione al Signore. Con questo manipolo di
uomini donati totalmente al Signore nel servizio dei poveri con una vita
radicalmente evangelica, fece rivivere alla Chiesa di Verona il clima della
Chiesa Apostolica. E quel primo nucleo di uomini fu la base della "
Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza " che verrà approvata
dal Vescovo di Verona l' 11 febbraio 1932 e otterrà l'Approvazione Pontificia il
25 aprile 1949.
Subito dopo l'approvazione diocesana, la Congregazione si diffuse
in varie parti d'Italia, sempre al servizio dei poveri, degli abbandonati e
degli emarginati. Allargò la sua azione anche agli anziani e agli ammalati dando
vita per essi alla " Cittadella della carità ". Il cuore apostolico di don
Calabria pensò anche ai Paria dell'India, mandando nel 1934 quattro Fratelli a
Vijayavada.
Nel 1910 fondò anche il ramo femminile, le "Sorelle", che
diventeranno Congregazione di diritto diocesano il 25 marzo 1952 col nome di "
Povere Serve della Divina Provvidenza " e il 25 dicembre 1981 otterranno
l'Approvazione Pontificia.
Profeta della paternità di Dio e della ricerca del suo
Regno
Alle sue due Congregazioni don Calabria affidò la stessa missione
ispiratagli dal Signore fin da giovane sacerdote: " Mostrare al mondo che la
divina Provvidenza esiste, che Dio non è straniero, ma che è Padre, e pensa a
noi, a patto che noi pensiamo a lui e facciamo la nostra parte, che è quella di
cercare in primo luogo il santo Regno di Dio e la sua giustizia " (cfr. Mt 6,
25-34).
E per testimoniare tutto questo, accolse gratuitamente nelle sue
case ragazzi materialmente e moralmente bisognosi, creò ospedali e case di
accoglienza per assistere nel corpo e nello spirito ammalati e anziani. Aprì le
sue case di formazione ai giovani e anche agli adulti poveri, per aiutarli a
raggiungere la propria vocazione sacerdotale o religiosa, assistendoli
gratuitamente fino alla teologia o alla definitiva decisione per la vita
religiosa, lasciandoli poi liberi di scegliere quella Diocesi o Congregazione
che il Signore avesse loro ispirato. Stabilì che i suoi religiosi esercitassero
l'apostolato nelle zone più povere, " dove nulla c'è umanamente da ripromettersi
".
"Rifulse quale faro luminoso nella Chiesa di Dio"
Sono proprio queste le parole che il Beato Card. Schuster fece
scolpire sulla sua tomba.
A cominciare infatti dal 1939-40 fino alla morte, in contrasto col suo innato desiderio di nascondimento, allargò i suoi orizzonti fino a raggiungere le frontiere della Chiesa, " gridando " a tutti che il mondo si può salvare solo ritornando a Cristo e al suo Vangelo.
Fu così che divenne una voce profetica, un punto di riferimento.
Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici videro in lui la guida sicura per loro
stessi e per le loro iniziative. Per questo i Vescovi della Conferenza
Episcopale del Triveneto, nella loro lettera postulatoria al Papa Giovanni Paolo
II, poterono scrivere: " Don Calabria, proprio per preparare la Chiesa del
Duemila - espressione a lui familiare -, fece della sua vita tutto un sofferto e
accorato appello alla conversione, al rinnovamento, all'ora di Gesù con accenti
impressionanti di incalzante urgenza... Ci pare che la vita di don Calabria e la
sua stessa persona costituisca una "profezia" del vostro appassionato grido a
tutto il mondo: Aperite portas Christo Redemptori!".
Capì che in questo radicale e profondo rinnovamento spirituale del
mondo dovevano essere coinvolti anche i laici. Per questo, nel 1944 fondò la "
Famiglia dei Fratelli Esterni ", composta appunto da laici.
Pregò, scrisse, agì e soffrì anche per l'unità dei cristiani. Per
questo intrattenne fraterni rapporti con protestanti, ortodossi ed ebrei:
scrisse, parlò, amò, mai discusse. Conquistò con l'amore. Lo stesso Pastore
luterano Sune Wiman di Eskilstuna (Svezia) che ebbe con lui un copioso scambio
epistolare, rivolse il 6 marzo 1964 una lettera postulatoria al Santo Padre
Paolo VI per domandargli la glorificazione del suo venerato amico.
E questo fu anche il periodo più misteriosamente doloroso della
sua vita. Sembrava che il Cristo l'avesse associato all'agonia del Getsemani e
del Calvario, accettando la sua offerta di "vittima" per la santificazione della
Chiesa e per la salvezza del mondo. Il Beato card. Schuster lo paragonò al Servo
di Jahvé.
Morì il 4 dicembre 1954. Alla vigilia però, fece il suo ultimo
gesto di carità offrendo la sua vita al Signore per il papa Pio XII,
agonizzante. Il Signore aveva accettato la sua offerta e, mentre lui moriva, il
Papa, misteriosamente e improvvisamente, ricuperava la salute vivendo in piena
efficienza per altri quattro anni.
Lo stesso Pontefice, ignaro dell'ultimo gesto di offerta di don
Calabria, ma conoscitore profondo di tutta la sua vita, alla notizia della sua
morte, in un telegramma di condoglianze alla Congregazione, l'aveva definito
"campione di evangelica carità".
Don Giovanni Calabria è stato beatificato dal Papa Giovanni Paolo
II il 17 aprile 1988.
|
tratto da www.vatican.va |
lunedì 3 dicembre 2012
San Francesco Saverio
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Nell'inverno del 1551, Francesco viene richiamato da urgenti affari, in Giappone lascia oltre 1.000 cristiani. Il 17-4-1552 approda nell'isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe. Ad un amico il Santo scrisse: "Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce". Le fatiche avevano imbiancato i suoi capelli. Quante volte, sempre immerso nella preghiera, aveva dovuto camminare a piedi nudi e sanguinanti o passare a guado fiumi gelati! Quante volte, affamato e intirizzito, era stato cacciato dalle locande a sassate! Sovente cadde esausto sul ciglio delle strade. Per poter proseguire il suo viaggio talora dovette occuparsi come stalliere presso viaggiatori più fortunati.
Nel rigido inverno, Francesco si ammala di polmonite, e privo com'era di ogni cura muore in una capanna il 3-12-1552 dopo avere più volte ripetuto: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo viene seppellito dal servo nella parte settentrionale dell'isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.
Viene beatificato da Papa Paolo V il 21-10-1619 e Papa Gregorio XV lo canonizza il 12-3-1622. Si calcola che il Santo missionario abbia conferito il battesimo a circa 30.000 pagani.
Liberamente tratto da www.santiebeati.it
sabato 1 dicembre 2012
Beato Charles de Foucauld
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Si dedica allora a viaggiare esplorando una zona sconosciuta del Marocco. In occasione della rivolta di Orano, chiede di poter essere reintegrato e, terminata la campagna militare, si dimette dall'esercito, dedicandosi a ricerche geografiche e di esplorazione. Affascinato dall'Africa settentrionale, dalla rudezza dei suoi abitanti e dall'ambiente quasi soprannaturale, dedica una parte della sua vita a carpirne le tradizioni e i costumi e, da esploratore delle cose del mondo, diventa uomo alla ricerca di Dio. "Per dodici anni, ho vissuto senza alcuna fede: nulla mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite religioni tanto diverse mi appariva come la condanna di ogni fede [...]. Per dodici anni rimasi senza nulla negare e nulla credere, disperando ormai della verità, e non credendo più nemmeno in Dio, sembrandomi ogni prova oltremodo poco evidente".
Nel 1886 ritorna in Francia e fissa la sua dimora a Parigi. Torna in patria scosso dalla fede totalitaria di alcuni musulmani conosciuti in Africa. Si riavvicina al cristianesimo e si converte radicalmente, accettando di accostarsi per la prima volta al sacramento della confessione. Deciso a «vivere solo per Dio», entra dapprima tra i monaci trappisti, ma ne esce, dopo alcuni anni, per recarsi in Terra Santa e abitarvi come Gesù, in povertà e nascondimento. Ordinato sacerdote a 43 anni nel 1901, con l’intento di poter celebrare e adorare l’Eucaristia nella più sperduta zona del mondo, torna in Africa, si stabilisce vicino un’oasi del profondo Sahara algerino, indossando una semplice tunica bianca, sulla quale aveva cucito un cuore rosso di stoffa, sormontato da una croce. Nel 1905 nel territorio di Tamanrasset costruisce un piccolo romitorio e successivamente nel 1910 un eremo nell'Aschrem, cima centrale dell'Haggar. Dall'arrivo a Bénis-Abbès, inizia la nuova vita religiosa di fratel Charles de Foucauld.
A cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, che passavano per la sua oasi, si presentava come «fratello universale» e offriva a tutti ospitalità. In seguito si addentrò ancora di più nel deserto, raggiungendo il villaggio tuareg di Tamanrasset.Vi trascorse tredici anni occupandosi nella preghiera (a cui dedicava undici ore al giorno) e nel comporre un enorme dizionario di lingua francese-tuareg (usato ancor oggi), utile alla futura evangelizzazione.
La sera del primo dicembre 1916, la sua abitazione – sempre aperta a ogni incontro – fu saccheggiata da predoni. Il cadavere fu ritrovato presso l’ostensorio che conteneva l’ostia, quasi per un’ultima adorazione. E' stato beatificato in San Pietro il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI.
www.charlesdefoucauld.org/it
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