 Lucia nasce da genitori cristiani a Siracusa intorno al III sec.d.C. Muore martire sotto la persecuzione di Diocleziano, intorno all'anno 304. Esistono gli atti del martirio di Lucia di Siracusa che sono stati rinvenuti in due antiche e  diverse redazioni: l’una in lingua greca il cui testo più antico risale al sec.  V; l’altra, in quella latina, riconducibile  alla fine del sec. V o agli inizi del sec. VI. Da essi si attesta l’esistenza ed il culto di Lucia di Siracusa, che rappresenta così una persona 
storicamente esistita, morta nel giorno più corto dell'anno e che riflette 
altresì il modello femminile di una giovane donna cristiana, chiamata da Dio 
alla verginità, alla povertà e al martirio, che tenacemente affronta tra 
efferati supplizi.  Il martirio incomincia con la visita di Lucia assieme alla madre Eutichia, al  sepolcro di Agata a Catania, per impetrare la guarigione dalla malattia da cui  era affetta la madre: un inarrestabile flusso di sangue dal quale non era  riuscita a guarire neppure con le dispendiose cure mediche, alle quali si era  sottoposta. Lucia ed Eutichia partecipano alla celebrazione eucaristica durante  la quale ascoltano proprio la lettura evangelica sulla guarigione di  un’emorroissa. Lucia, quindi, incita la madre ad avvicinarsi al sepolcro di  Agata e a toccarlo con assoluta fede e cieca fiducia nella guarigione miracolosa  per intercessione della potente forza dispensatrice della vergine martire.  Lucia, a questo punto, è presa da un profondo sonno che la conduce ad una  visione onirica nel corso della quale le appare Agata che, mentre la informa  dell’avvenuta guarigione della madre le predice pure il suo futuro martirio, che  sarà la gloria di Siracusa così come quello di Agata era stato la gloria di  Catania. Al ritorno dal pellegrinaggio, proprio sulla via che le riconduce a  Siracusa, Lucia comunica alla madre la sua decisione vocazionale: consacrarsi a  Cristo! A tale fine le chiede pure di potere disporre del proprio patrimonio per  devolverlo in beneficenza. Lucia è promessa sposa ad un uomo che, forse esacerbato dai continui rinvii del 
matrimonio, decide di denunciarne al governatore Pascasio la scelta cristiana. Così ella viene condotta al suo cospetto e sottoposta al 
processo e al conseguente interrogatorio, dopo il quale il governatore le infligge la pena del postrìbolo. Ma ella mossa dalla forza di Cristo, reagisce con risposte  provocatorie, che incitano Pascasio ad attuare subito il suo tristo  proponimento. Lucia, infatti, gli dice che, dal momento che  la sua mente non cederà alla concupiscenza della carne, quale che sia la  violenza che potrà subire il suo corpo contro la sua volontà, ella resterà  comunque casta, pura e incontaminata nello spirito e nella mente. A questo punto  si assiste ad un prodigioso evento: ella diventa inamovibile e salda   sicché, nessun tentativo riesce a trasportarla al lupanare, nemmeno i maghi  appositamente convocati dallo spietato Pascasio. Esasperato da tale  straordinario evento, il cruento governatore ordina che sia bruciata e, dato che neanche il fuoco riesce a scalfirla, egli la farà decapitare. Sicché, piegate  le ginocchia, la vergine attende il colpo di grazia e, dopo avere profetizzato  la caduta di Diocleziano e Massimiano, è decapitata.
Lucia nasce da genitori cristiani a Siracusa intorno al III sec.d.C. Muore martire sotto la persecuzione di Diocleziano, intorno all'anno 304. Esistono gli atti del martirio di Lucia di Siracusa che sono stati rinvenuti in due antiche e  diverse redazioni: l’una in lingua greca il cui testo più antico risale al sec.  V; l’altra, in quella latina, riconducibile  alla fine del sec. V o agli inizi del sec. VI. Da essi si attesta l’esistenza ed il culto di Lucia di Siracusa, che rappresenta così una persona 
storicamente esistita, morta nel giorno più corto dell'anno e che riflette 
altresì il modello femminile di una giovane donna cristiana, chiamata da Dio 
alla verginità, alla povertà e al martirio, che tenacemente affronta tra 
efferati supplizi.  Il martirio incomincia con la visita di Lucia assieme alla madre Eutichia, al  sepolcro di Agata a Catania, per impetrare la guarigione dalla malattia da cui  era affetta la madre: un inarrestabile flusso di sangue dal quale non era  riuscita a guarire neppure con le dispendiose cure mediche, alle quali si era  sottoposta. Lucia ed Eutichia partecipano alla celebrazione eucaristica durante  la quale ascoltano proprio la lettura evangelica sulla guarigione di  un’emorroissa. Lucia, quindi, incita la madre ad avvicinarsi al sepolcro di  Agata e a toccarlo con assoluta fede e cieca fiducia nella guarigione miracolosa  per intercessione della potente forza dispensatrice della vergine martire.  Lucia, a questo punto, è presa da un profondo sonno che la conduce ad una  visione onirica nel corso della quale le appare Agata che, mentre la informa  dell’avvenuta guarigione della madre le predice pure il suo futuro martirio, che  sarà la gloria di Siracusa così come quello di Agata era stato la gloria di  Catania. Al ritorno dal pellegrinaggio, proprio sulla via che le riconduce a  Siracusa, Lucia comunica alla madre la sua decisione vocazionale: consacrarsi a  Cristo! A tale fine le chiede pure di potere disporre del proprio patrimonio per  devolverlo in beneficenza. Lucia è promessa sposa ad un uomo che, forse esacerbato dai continui rinvii del 
matrimonio, decide di denunciarne al governatore Pascasio la scelta cristiana. Così ella viene condotta al suo cospetto e sottoposta al 
processo e al conseguente interrogatorio, dopo il quale il governatore le infligge la pena del postrìbolo. Ma ella mossa dalla forza di Cristo, reagisce con risposte  provocatorie, che incitano Pascasio ad attuare subito il suo tristo  proponimento. Lucia, infatti, gli dice che, dal momento che  la sua mente non cederà alla concupiscenza della carne, quale che sia la  violenza che potrà subire il suo corpo contro la sua volontà, ella resterà  comunque casta, pura e incontaminata nello spirito e nella mente. A questo punto  si assiste ad un prodigioso evento: ella diventa inamovibile e salda   sicché, nessun tentativo riesce a trasportarla al lupanare, nemmeno i maghi  appositamente convocati dallo spietato Pascasio. Esasperato da tale  straordinario evento, il cruento governatore ordina che sia bruciata e, dato che neanche il fuoco riesce a scalfirla, egli la farà decapitare. Sicché, piegate  le ginocchia, la vergine attende il colpo di grazia e, dopo avere profetizzato  la caduta di Diocleziano e Massimiano, è decapitata.
A Siracusa un’inveterata tradizione popolare vuole che, dopo avere esalato 
l’ultimo respiro, il corpo di Lucia sia stato devotamente tumulato nello stesso 
luogo del martirio. Infatti, secondo la pia devozione dei suoi concittadini, 
il  corpo della santa fu riposto in un arcosolio, cioè in una nicchia ad arco 
scavata nel tufo delle catacombe e usata come sepolcro. Fu così che le catacombe 
di Siracusa, che ricevettero le sacre spoglie di Lucia presero da lei 
anche il nome e ben presto attorno al suo sepolcro si sviluppò una serie 
numerosa di altre tombe, perché tutti i cristiani volevano essere tumulati 
accanto all’amatissima Lucia. Ma, nell'878 Siracusa fu invasa dai Saraceni per 
cui i cittadini tolsero  il suo corpo da lì e lo nascosero in un luogo segreto 
per sottrarlo alla furia degli invasori. In seguito venne traslato da Siracusa a 
Costantinopoli e da Costantinopoli a Venezia. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San 
Giorgio a Venezia ed elessero santa Lucia compatrona della città. Le sante spoglie di Lucia vennero deposte in una chiesa a lei dedicata fino al 1863, anno in cui questa chiesa fu demolita per la costruzione della stazione ferroviaria (che per 
questo si chiama Santa Lucia), per essere nuovamente traslate nella chiesa dei SS. 
Geremia e Lucia, dove sono conservate tutt’oggi.  
 
Buongiorno Martina. Sono impressionato con questi due occhi nel vassoio, il coraggio e la forza del martirio!. Un abbraccio.
RispondiEliminaxtobefree, davvero impressionante! Il coraggio dei santi martiri è strabiliante. Essi sono pronti e danno il consenso a soffrire patimenti indicibili per amore del Signore, che coraggio! Un abbraccio
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