A Siracusa un’inveterata tradizione popolare vuole che, dopo avere esalato
l’ultimo respiro, il corpo di Lucia sia stato devotamente tumulato nello stesso
luogo del martirio. Infatti, secondo la pia devozione dei suoi concittadini,
il corpo della santa fu riposto in un arcosolio, cioè in una nicchia ad arco
scavata nel tufo delle catacombe e usata come sepolcro. Fu così che le catacombe
di Siracusa, che ricevettero le sacre spoglie di Lucia presero da lei
anche il nome e ben presto attorno al suo sepolcro si sviluppò una serie
numerosa di altre tombe, perché tutti i cristiani volevano essere tumulati
accanto all’amatissima Lucia. Ma, nell'878 Siracusa fu invasa dai Saraceni per
cui i cittadini tolsero il suo corpo da lì e lo nascosero in un luogo segreto
per sottrarlo alla furia degli invasori. In seguito venne traslato da Siracusa a
Costantinopoli e da Costantinopoli a Venezia. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San
Giorgio a Venezia ed elessero santa Lucia compatrona della città. Le sante spoglie di Lucia vennero deposte in una chiesa a lei dedicata fino al 1863, anno in cui questa chiesa fu demolita per la costruzione della stazione ferroviaria (che per
questo si chiama Santa Lucia), per essere nuovamente traslate nella chiesa dei SS.
Geremia e Lucia, dove sono conservate tutt’oggi.
MITTITE RETE ET INVENIETIS
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)
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giovedì 13 dicembre 2012
Santa Lucia, vergine e martire
Lucia nasce da genitori cristiani a Siracusa intorno al III sec.d.C. Muore martire sotto la persecuzione di Diocleziano, intorno all'anno 304. Esistono gli atti del martirio di Lucia di Siracusa che sono stati rinvenuti in due antiche e diverse redazioni: l’una in lingua greca il cui testo più antico risale al sec. V; l’altra, in quella latina, riconducibile alla fine del sec. V o agli inizi del sec. VI. Da essi si attesta l’esistenza ed il culto di Lucia di Siracusa, che rappresenta così una persona
storicamente esistita, morta nel giorno più corto dell'anno e che riflette
altresì il modello femminile di una giovane donna cristiana, chiamata da Dio
alla verginità, alla povertà e al martirio, che tenacemente affronta tra
efferati supplizi. Il martirio incomincia con la visita di Lucia assieme alla madre Eutichia, al sepolcro di Agata a Catania, per impetrare la guarigione dalla malattia da cui era affetta la madre: un inarrestabile flusso di sangue dal quale non era riuscita a guarire neppure con le dispendiose cure mediche, alle quali si era sottoposta. Lucia ed Eutichia partecipano alla celebrazione eucaristica durante la quale ascoltano proprio la lettura evangelica sulla guarigione di un’emorroissa. Lucia, quindi, incita la madre ad avvicinarsi al sepolcro di Agata e a toccarlo con assoluta fede e cieca fiducia nella guarigione miracolosa per intercessione della potente forza dispensatrice della vergine martire. Lucia, a questo punto, è presa da un profondo sonno che la conduce ad una visione onirica nel corso della quale le appare Agata che, mentre la informa dell’avvenuta guarigione della madre le predice pure il suo futuro martirio, che sarà la gloria di Siracusa così come quello di Agata era stato la gloria di Catania. Al ritorno dal pellegrinaggio, proprio sulla via che le riconduce a Siracusa, Lucia comunica alla madre la sua decisione vocazionale: consacrarsi a Cristo! A tale fine le chiede pure di potere disporre del proprio patrimonio per devolverlo in beneficenza. Lucia è promessa sposa ad un uomo che, forse esacerbato dai continui rinvii del
matrimonio, decide di denunciarne al governatore Pascasio la scelta cristiana. Così ella viene condotta al suo cospetto e sottoposta al
processo e al conseguente interrogatorio, dopo il quale il governatore le infligge la pena del postrìbolo. Ma ella mossa dalla forza di Cristo, reagisce con risposte provocatorie, che incitano Pascasio ad attuare subito il suo tristo proponimento. Lucia, infatti, gli dice che, dal momento che la sua mente non cederà alla concupiscenza della carne, quale che sia la violenza che potrà subire il suo corpo contro la sua volontà, ella resterà comunque casta, pura e incontaminata nello spirito e nella mente. A questo punto si assiste ad un prodigioso evento: ella diventa inamovibile e salda sicché, nessun tentativo riesce a trasportarla al lupanare, nemmeno i maghi appositamente convocati dallo spietato Pascasio. Esasperato da tale straordinario evento, il cruento governatore ordina che sia bruciata e, dato che neanche il fuoco riesce a scalfirla, egli la farà decapitare. Sicché, piegate le ginocchia, la vergine attende il colpo di grazia e, dopo avere profetizzato la caduta di Diocleziano e Massimiano, è decapitata.
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Buongiorno Martina. Sono impressionato con questi due occhi nel vassoio, il coraggio e la forza del martirio!. Un abbraccio.
RispondiEliminaxtobefree, davvero impressionante! Il coraggio dei santi martiri è strabiliante. Essi sono pronti e danno il consenso a soffrire patimenti indicibili per amore del Signore, che coraggio! Un abbraccio
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