Francisco nasce da nobili genitori il 7 aprile 1506 nel castello di Xavier, nella Navarra
(Spagna). Francesco non sarebbe diventato un giurista e un amministratore come
suo padre, né un guerriero come i suoi fratelli maggiori, ma un ecclesiastico
come un qualunque cadetto del tempo. Per questo nel 1525 si reca ad addottorarsi
all'università di Parigi dove incontra Ignazio di Loyola. Infatti, assegnato, nel collegio di Santa Barbara, alla medesima stanza del
Saverio, il fondatore della Compagnia di Gesù aveva visto a fondo nell'anima di
lui, gli si era affezionato e più volte gli aveva detto: "Che giova all'uomo
guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l 'anima? (Mc. 8, 36). Più tardi
Ignazio confiderà che Francesco fu "il più duro pezzo di pasta che avesse mai
avuto da impastare" e il Saverio, nel fare quaranta giorni di ritiro sotto la
direzione d'Ignazio prima d'iniziare lo studio della teologia, pregherà: "Ti
ringrazio, o Signore, per la provvidenza di avermi dato un compagno come questo
Ignazio, dapprima così poco simpatico".Il 15 agosto del 1534 Francesco e Ignazio, nella chiesetta di Santa Maria di Montmartre fa voto di castità e di
povertà e di pellegrinare in Palestina o, in caso d'impossibilità, di andare a
Roma per mettersi a disposizione del papa. All'inizio del 1537, si
trova con gli altri primi sei compagni all'appuntamento fissato a Venezia, ma la
guerra scoppiata tra la Turchia e la Repubblica Veneta impedisce loro di mandare ad
effetto il voto fatto. Ignazio e i suoi discepoli si dedicarono allora
all'assistenza dei malati nell'ospedale degl'Incurabili fondato da S. Gaetano da
Thiene e, dopo essere stati ordinati sacerdoti, alla predicazione per le piazze
in uno strano miscuglio di lingue neo-latine. A Bologna specialmente il Saverio
si acquistò fama di predicatore e di consolatore dei malati e dei carcerati, ma
in sei mesi si rovinò la salute dandosi ad austerissime penitenze. S. Ignazio lo
chiama a Roma come suo segretario. Nella primavera del 1539 prende parte
alla fondazione della Compagnia di Gesù e, l'anno dopo, viene mandato al posto di
Nicolò Bobadilla nelle Indie Orientali in qualità di legato
papale per tutte le terre situate ad oriente del capo di Buona Speranza. Durante il penoso viaggio a vela,
protrattosi per tredici mesi, Francesco dona assistenza
spirituale ai 300 passeggeri, nonostante che per due mesi avesse sofferto il mal di mare. Stabilitosi
nel collegio di San Paolo a Goa, comincia il suo apostolato (1542) tra gli abitanti della
colonia portoghese. Poi estende il suo ministero ai malati, ai prigionieri e agli schiavi con tanta
premura da meritare il titolo di "Santo Padre" e "Grande Padre". Aveva l'abitudine di raccogliere, suonando un campanello per le strade, i fanciulli e ad essi insegnava il
catechismo e cantici spirituali. Così passò di villaggio in villaggio, a piedi o su disagevoli imbarcazioni di
cabotaggio, esposto a mille pericoli, fondando chiese e scuole, facendosi a
tutti maestro, medico, giudice nelle liti, difensore contro le esazioni dei
portoghesi, salutato ovunque quale Santo e taumaturgo. "Talmente grande è la
moltitudine dei convertiti - scriveva egli - che sovente le braccia mi dolgono
tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i
comandamenti nella loro lingua". In un mese arrivò a battezzare 10.000 pescatori
della casta dei Macua, nel Travancore. Mentre era intento ad amministrare il
sacramento, ricevette la triste notizia che 600 cristiani di Manaar avevano
preferito lasciarsi uccidere anziché tornare al paganesimo. Ne provò un momento
di sconforto: "Sono così stanco di vivere - scrisse - che la migliore cosa per
me sarebbe morire per la nostra Santa fede". Lo rattristava il vedere commettere
tanti peccati e non poterci fare nulla. Benché continuamente a disposizione
del prossimo, il Santo fu sempre trattato male da ufficiali e mercanti
portoghesi, decisi a non permettere che la sua caccia alle anime intralciasse
loro la ricerca di piaceri e di ricchezze. Noncurante degli uomini, negli anni
successivi (1545-1547) egli apre nuovi campi all'apostolato. Predica per quattro
mesi nell'importante centro commerciale di Malacca; visita l'arcipelago delle
Molucche; nell'isola di Amboina, presso la Nuova Guinea, riusce ad avvicinare la
popolazione impaurita di un villaggio stando seduto e cantando tutti gli inni che
sapeva; si spinge fino all'isola di Ternate, estrema fortezza dei portoghesi, e
più oltre ancora, fino alle isole del Moro, al nord delle Molucche, abitate da
cacciatori di teste.
"Queste isole - scriverà il 20-1-1548 - sono fatte e disposte a meraviglia
perché vi ci si perda la vista in pochi anni per l'abbondanza delle lacrime di
consolazione... Io circolavo abitualmente nelle isole circondate da nemici e
popolate da amici poco sicuri, attraverso terre sprovviste di qualsiasi rimedio
per le malattie e prive di qualsiasi soccorso per conservare la vita".
Ciononostante egli pregava: "Non allontanarmi, o Signore, da queste tribolazioni
se non hai da mandarmi dove io possa soffrire ancora di più per amore tuo".
Dopo tre mesi di fatiche, torna a Ternate. Il sultano regnante fa buona
accoglienza al missionario, ma alla fede cristiana preferì le sue cento mogli e
le numerose concubine. Raggiunta Malacca nel dicembre 1547, la Provvidenza fa
incontrare al Saverio un fuggiasco giapponese, Anjiro, desideroso di farsi
cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in
patria. Il Santo rimane talmente affascinato dalle notizie da lui avute sul Giappone
e i suoi abitanti che concepisce un estremo desiderio di andarli ad evangelizzare.
Dopo aver provveduto per il governo del Collegio di San Paolo a Goa e l'invio di
missionari nelle località visitate, parte per il Giappone in compagnia di
Anjiro, suo collaboratore. Sbarca a Kagoshima, nell'isola di Kiu-Sciu, il
15-8-1548. Il principe Shimazu Takahisa lo accoglie gentilmente, e mentre egli
studia la lingua del paese, Anjíro converte al cattolicesimo oltre un
centinaio di parenti e amici. "I Giapponesi - scrisse -
sono il migliore dei popoli". In
breve tempo egli riesce a creare una fiorente cristianità che formò 1e delizie
della sua anima" e ad estenderla nel vicino regno di Bungo. Nell'inverno del 1551, Francesco viene richiamato da urgenti affari, in Giappone lascia oltre 1.000 cristiani. Il 17-4-1552 approda nell'isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe. Ad un amico il Santo scrisse: "Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce". Le fatiche avevano imbiancato i suoi capelli. Quante volte, sempre immerso nella preghiera, aveva dovuto camminare a piedi nudi e sanguinanti o passare a guado fiumi gelati! Quante volte, affamato e intirizzito, era stato cacciato dalle locande a sassate! Sovente cadde esausto sul ciglio delle strade. Per poter proseguire il suo viaggio talora dovette occuparsi come stalliere presso viaggiatori più fortunati.
Nel rigido inverno, Francesco si ammala di polmonite, e privo com'era di ogni cura muore in una capanna il 3-12-1552 dopo avere più volte ripetuto: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo viene seppellito dal servo nella parte settentrionale dell'isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.
Viene beatificato da Papa Paolo V il 21-10-1619 e Papa Gregorio XV lo canonizza il 12-3-1622. Si calcola che il Santo missionario abbia conferito il battesimo a circa 30.000 pagani.
Liberamente tratto da www.santiebeati.it
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