MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

post scorrevoli

giovedì 30 agosto 2012

Ildefonso Schuster, beato


 

Nato a Roma il 18 gennaio 1880 da Giovanni, caposarto degli zuavi pontifici, e da Maria Anna Tutzer, fu battezzato il 20 gennaio. Rimasto all’età di undici anni orfano di padre, e viste le sue doti per studio e la sua pietà, fu fatto entrare dal barone Pfiffer d’Altishofen nello studentato di S. Paolo fuori le mura. Ebbe come maestri il Beato Placido Riccardi e don Bonifacio Oslander che l’educarono alla preghiera , all’ascesi e allo studio (si laureò in filosofia al Collegio Pontificio di Sant’Anselmo a Roma).
Fu monaco esemplare e il 19 marzo 1904 venne ordinato sacerdote in San Giovanni in Laterano. Gli furono affidati incarichi gravosi, che manifestavano però in se la stima e la fiducia nei suoi confronti. A soli 28 anni era maestro dei novizi, poi procuratore generale della Congregazione Cassinese, successivamente priore claustrale e infine abate ordinario di San Paolo fuori le mura (1918). L’amore per lo studio, che fanno di lui un vero figlio di San Benedetto, non verrà meno a causa dei suoi innumerevoli impegni che sempre più occuperanno il suo tempo e il suo ministero. Grande infatti fu la sua passione per l’archeologia, l’arte sacra, la storia monastica e liturgica.
Gli infiniti impegni lo porteranno dalla cattedra di insegnante alla visita, come Visitatore Apostolico, dei Seminari. Il 26 giugno 1929 fu nominato da papa Pio XI arcivescovo di Milano; il 15 luglio lo nomina cardinale e il 21 luglio lo consacra vescovo nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. Ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa Ambrosiana. Prese come modello il suo predecessore il Santo vescovo Carlo Borromeo e di lui imitò anzitutto lo zelo nel difendere la purezza della fede, nel promuovere la salvezza delle anime, incrementandone la pietà attraverso la vita sacramentale e la conoscenza della dottrine cristiana. A testimonianza di ciò sono le numerose lettere al clero e al popolo, le assidue visite pastorali, le minuziose e dettagliate prescrizioni specialmente in ordine al decoro del culto divino, i frequenti sinodi diocesani e i due congressi eucaristici. La sua presenza tra il popolo fu continua e costante. Per questo non mancò mai ai riti festivi in Duomo, moltiplicò le consacrazioni di chiese e altari, le traslazioni di sacre reliquie, eccetera. Allo stremo delle forze si era lasciato persuadere dai medici di trascorrere un periodo di riposo. Scelse come luogo il seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un’abbazia in cima ad un colle, mistica cittadella di preghiera e studio.
Qui si spense il 30 agosto 1954 congedandosi dai suoi seminaristi con queste parole: “ Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi, ha paura, invece, della nostra santità”.
Pochi giorni dopo, l’impressionante corteo che accompagnava la salma del cardinale Schuster da Venegono a Milano confermava che “ quando passa un Santo, tutti accorrono al suo passaggio”. Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1957 e si concluse nel 1995 con l’approvazione del miracolo ottenuto per sua intercessione: la guarigione di suor Maria Emilia Brusati, da glaucoma bilaterale. La proclamazione solenne di beatificazione è del 12 maggio 1996. La memoria liturgica è il 30 agosto.



mercoledì 29 agosto 2012

Martirio di san Giovanni Battista


 

 
Dalle "Omelie" di san Beda, il Venerabile
Il precursore della nascita del Signore, della sua predicazione e della sua morte, dimostrò una forza degna degli sguardi celesti nel suo combattimento. Anche se agli occhi degli uomini ebbe a subire tormenti, la sua speranza è piena di immortalità, come dice la Scrittura (cfr. Sap 3,4). E' ben giusto che noi ricordiamo con solenne celebrazione il suo giorno natalizio. Egli lo rese memorabile con la sua passione e lo imporporò nel suo sangue. E' cosa santa venerarne la memoria e celebrarla in gioia di spirito. Egli confermò con il martirio la testimonianza che aveva dato per il Signore. San Giovanni subì il carcere e le catene a testimonianza per il nostro Redentore, perchè doveva prepararne la strada. Per lui diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, ma solo di tacere la verità. Tuttavia morì per Cristo.
Cristo ha detto: "Io sono la verità" (Giov 14,6), perciò proprio per Cristo versò il sangue, perchè lo versò per la verità. E siccome col nascere, col predicare, col battezzare doveva dare testimonianza a colui che sarebbe nato, avrebbe predicato e battezzato, così soffrendo segnalò anche che il Cristo avrebbe sofferto.
Un uomo di tale e tanta grandezza pose termine alla vita presente con lo spargimento del sangue dopo la lunga sofferenza delle catene. Egli annunziava la libertà della pace superna e fu gettato in prigione dagli empi. Fu rinchiuso nell'oscurità del carcere colui che venne a rendere testimonianza alla luce e che dalla stessa luce, che è Cristo, meritò di essere chiamato lampada che arde e illumina. Fu battezzato nel proprio sangue colui al quale era stato concesso di battezzare il Redentore del mondo, di udire la voce del Padre su di lui e di vedere la grazia dello Spirito Santo scendere sopra di lui.
Ma a persone come lui non doveva riuscire gravoso, anzi facile e bello sopportare per la verità tormenti transitori ripagabili con le gioie eterne. Per uno come lui la morte non riusciva un evento ineluttabile o una dura necessità. Era piuttosto un premio, una palma di vita eterna per la confessione del nome di Cristo.
Perciò ben dice l'Apostolo: "A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui" (Fil 1,29). Chiama grazia di Cristo che gli eletti soffrano per lui: "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi " (Rm 8,18)

martedì 28 agosto 2012

Sant' Agostino, Vescovo e Dottore della Chiesa

 
 
 
Agostino nasce a Tagaste (Numidia-Africa) l'attuale Algeria, il 13 novembre 354, da genitori piccoli proprietari terrieri benestanti. La madre Monica è cristiana, il padre Patrizio è pagano, ma si convertirà sul letto di morte. Agostino riceve dalla madre Monica un'educazione profondamente cristiana, ma dopo aver letto l'Ortensio di Cicerone, si converte al manicheismo. Comincia gli studi a Tagaste, poi a Madaura ed in seguito a Cartagine dove, a 16 anni, conosce una ragazza con la quale avrà una lunga relazione e dalla quale nascerà un figlio, Adeodato. Agostino è di animo tormentato, di vita libertina ed esuberante nei principi e nei costumi, ma in continua ricerca della vera dimensione della sua vita. Ultimati gli studi, nel 374 apre a Tagaste una scuola di grammatica e retorica. Nel 376 torna a Cartagine per aprire anche lì una scuola di retorica dove vi insegna per sette anni. Desideroso di nuove esperienze si trasferisce a Roma, dove dopo una grave malattia abbandona per sempre il manicheismo, per trasferirsi nel 384 a Milano come professore di retorica. Qui lo raggiunge la madre che, conscia del grande travaglio interiore del figlio, gli sta accanto per consigliarlo e proteggerlo. A Milano ha l'opportunità di conoscere il vescovo Ambrogio che segna la tappa fondamentale del suo definitivo ritorno alla fede cattolica. Agostino licenzia la concubina, che ritornerà in Africa e, con il figlio e la madre, si ritira a Cassicciaco, non lontano da Milano, per meditare sulla sua condizione. Nel 386 riceve insieme al figlio il battesimo dalle mani di Ambrogio. Intenzionato a creare una comunità monastica Agostino decide di ritornare in Patria; durante il viaggio la mamma Monica muore ad Ostia ed Agostino resterà per qualche tempo a Roma. Nel 388 ritorna a Tagaste dove fonda una piccola comunità monastica. Poi si trasferisce ad Ippona alla ricerca di un luogo che gli desse la possibilità di maggior raccoglimento. Ma qui la comunità lo acclama sacerdote ed Agostino riceve l'ordinazione presbiteriale. Nel 397 dopo la morte del vescovo Valerio viene eletto suo successore ad Ippona. Così Agostino deve lasciare il suo monastero e dedicarsi alla cura delle anime, che svolge in maniera egregia e santa tanto che la sua fama si diffonde, ben presto, in tutte le Chiese d'Africa. Agostino è pastore di anime ma nel contempo studia, medita e scrive. Diventa maestro indiscusso nel confutare le eresie del tempo: il pelagianesimo ed il donatismo. Ci lascia numerose opere, filosofiche, apologetiche, dogmatiche, morali, pastorali, e bibliche. Tra le sue opere più famose ricordiamo 'Le confessioni' e 'La città di Dio'. Nel 429 si ammala mentre Ippona è assediata da tre mesi dai Vandali comandati da Genserico. Muore il 28 agosto 430 a 76 anni. Il suo corpo viene sottratto alla furia distruttrice dei Vandali e trasportato a Cagliari. Nel 725 le sue spoglie vengono traslate a Pavia nei luoghi della sua conversione dal pio Re longobardo Liutprando, che lo aveva riscattato dai Saraceni della Sardegna.
 
In questo sito http://www.augustinus.it/ si trova tutto su sant'Agostino. Anche in varie lingue.

lunedì 27 agosto 2012

Santa Monica, madre di sant'Agostino


Monica nasce a Tagaste, in Numidia, nel 332 in una famiglia cristiana. Fin da giovinetta conosce e medita le Sacre Scritture. Viene data in sposa a Patrizio, un uomo non cristiano facile all'ira ed autoritario, che non le risparmia, durante la vita matrimoniale, asprezze ed infedeltà. Monica con il suo carattere mite ed amabile e con la sua bontà riuscirà a far fronte ai pettegolezzi delle ancelle, alla suscettibilità della  suocera ed al carattere non facile del marito, ottenendo la grazia della sua conversione ed il battesimo sul letto di morte nel 369. Così Monica a 39 anni  resta vedova con tre figli, uno dei quali, Agostino, le riserva angustie, pene e preoccupazioni. Per questo figlio dalla condotta immorale e lontano dalla fede, verserà le sue lacrime più dolorose chiedendone al Signore la conversione. Monica è sostenuta da visioni celesti e da una fede granitica. Per non abbandonare Agostino a se stesso lo segue anche a Milano, dove finalmente, dopo aver conosciuto sant'Ambrogio, deciderà di tornare alla fede cattolica e di consacrarsi totalmente al servizio di Dio. Monica ha svolto tutta la sua missione di madre. Ormai non prova più attrattiva per il mondo, è pronta per tornare alla casa del Padre. Muore a 56 anni ad Ostia dopo qualche giorno di febbre. Ora le sue reliquie riposano a Roma nella chiesa di Sant'Agostino. Monica è venerata come modello e patrona della madri cristiane. Donna forte, coraggiosa, intelligente e sensibile, con le sue lacrime e le incessanti preghiere ottenne la salvezza dell'anima di suo figlio, quel figlio che ella ha generato due volte e che il Signore ha voluto colmare di eterne benedizioni.           

sabato 25 agosto 2012

San Bartolomeo, apostolo

 


 
Nasce a Cana in Galilea, nel primo secolo d.C. Dopo la morte di Gesù predica il Vangelo in India dove subisce il martirio. Viene scorticato vivo e poi crocifisso.

mercoledì 22 agosto 2012

Maria Regina

 



Trascrivo un testo del grande pensatore cattolico brasiliano Plinio Correa de Oliveira sulla regalità della Madre di Dio Maria, tradotto da Massimo Introvigne:
 
"La regalità di Nostra Signora è soprannaturale per carattere, perché la Madonna è la prima e la più alta delle creature di Dio. Non è la prima nell’ordine della natura, perché gli angeli sono naturalmente creature più elevate. Un angelo è puro spirito, e quindi è qualcosa di più di una creatura umana. Ma Maria è la prima creatura nell’ordine della grazia. Ha ricevuto un numero di grazie incomparabilmente maggiore degli angeli. E le grazie ricevute dagli angeli sono subordinate alle grazie ricevute dalla Madonna.
È anche la prima di tutte le donne. Il primo di tutti gli uomini è Nostro Signore Gesù Cristo; la prima di tutte le donne è Nostra Signora. Questo basterebbe da solo a conferirle di diritto il titolo di regina. Perché la regalità è una situazione “de jure” da cui scaturisce una situazione “de facto”. Chi è primo ha diritto di regnare e di essere servito, specialmente quando il suo regno è legato a un regno eterno che non avrà mai fine. Questo definisce la regalità di Maria.
Nostra Signora è la prima fra le creature perché è la Madre di Dio. Nessuna creatura ha avuto o potrà avere un’unione con la Santissima Trinità profonda come la sua. È la figlia prediletta del Padre Eterno, la madre ammirevole della Parola Incarnata, la sposa fedelissima dello Spirito Santo.
Inoltre, è regina perché Dio ha posto il governo di tutte le cose nelle sue mani. Dio ha scelto di non compiere alcunché di soprannaturale sulla Terra senza passare dalla Madonna. Tutte le preghiere che salgono dalla Terra verso il Cielo passano attraverso la Madonna; e tutte le grazie che scendono dal Cielo sulla Terra fanno lo stesso. Se tutto il Cielo chiedesse qualche cosa a Dio prescindendo dalla Madonna, non lo otterrebbe; ma se la Madonna da sola fra i cittadini del Cielo chiedesse una grazia, la otterrebbe. Questo ne fa una regina in tutta le pienezza del termine.
Ora questi concetti che definiscono la sua regalità celeste, il suo titolo più alto, devono trovare una corrispondenza anche nella sua regalità terrestre o sociale. Che cos’è la regalità sociale di Nostra Signora? Tutta la società umana dovrebbe essere organizzata in modo che ogni cosa corrisponda al suo volere di regina. Tutti coloro che governano dovrebbero seguire la sua volontà. San Luigi IX di Francia (1214-1270) usava definire se stesso “le sergent de Dieu en France”, che possiamo tradurre liberamente “il luogotenente di Dio in Francia”.
Considerava se stesso solo un esecutore del volere di Dio, anche se era uno dei più potenti monarchi del suo secolo. Ma comprendeva bene la sua missione, perché è esattamente questo che un re cattolico deve essere. Lo stesso si dovrebbe applicare alla Madonna. I re e i governanti cattolici dovrebbero essere i suoi luogotenenti.
Ma qual è la volontà della Madonna? Dal momento che di regola non ci appare in modo mistico per trasmetterci le sue prescrizioni, come possiamo conoscere la sua volontà? In realtà, la volontà della Madonna corrisponde perfettamente alla dottrina cattolica e all’obbedienza alla Chiesa Cattolica. Questa è la volontà della Madonna – e di Dio, perché la volontà della Madonna coincide perfettamente con la volontà di Dio. La più chiara componente della volontà della Madonna, quella meno soggetta a discussioni, è che si obbedisca alla Chiesa Cattolica.Ma c’è un altro fattore: la voce della grazia che risuona dentro di noi. La grazia indica a ogni persona il modo di essere discepolo e di realizzare il piano che Dio ha concepito per lui o per lei. Questo è quanto normalmente si chiama vocazione. La vocazione è la chiamata di Dio, che è anche la chiamata di Nostra Signora, a realizzare un piano predefinito che Essi hanno concepito per ciascuno di noi. Quindi, corrispondere alla propria vocazione significa anche fare la volontà della Madonna.
E come si fa a corrispondere alla propria vocazione? Anzitutto, si tratta di fare tutto quanto è in nostro potere per conservare il deposito della dottrina cattolica insegnata dalla Santa Madre Chiesa. Sappiamo che dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II questo deposito di fede, morale, liturgia e diritto canonico è sistematicamente attaccato da nemici della Chiesa che si sono infiltrati al suo interno e che propongono di sostituire la sua dottrina con insegnamenti completamenti nuovi e del tutto diversi. Così obbedire alla propria vocazione oggi significa difendere la dottrina cattolica contro gli attacchi interni ed esterni. Essere fedeli alla chiamata della Madonna ai nostri giorni significa lottare contro i nemici della dottrina della Chiesa.C’è un altro punto che vorrei trattare. Io parlo spesso di un Regno di Maria come di qualche cosa di futuro. Ma – si dirà – se fare la volontà della Madonna significa seguire la Chiesa, non si può forse affermare che prima della crisi rivoluzionaria, all’apogeo del Medioevo, c’è già stato un Regno di Maria? Perché dunque dovremmo parlare di un Regno di Maria al futuro?
Io non penso che il Medioevo sia stato in senso pieno un Regno di Maria. Poteva diventarlo. Se non fosse entrato in un processo di deterioramento sarebbe stato un Regno di Maria. La devozione alla Madonna stava crescendo e proprio questo segna l’apogeo del Medioevo. Ma subito è iniziato il declino. Un piano di Dio in divenire è stato interrotto.
Aggiungo che nel Medioevo molte delle verità sulla Madonna non erano state completamente chiarite. I dottori che studiavano la Vergine non avevano condotto la mariologia a quegli alti livelli che in realtà questa scienza teologica ha raggiunto dopo, non durante, il Medioevo. Per limitarci a un solo esempio, la grande voce di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) nel Medioevo non era ancora stata ascoltata, né quella che egli definisce la vera devozione alla Madonna era stata spiegata. Anche molte altre verità sulla Madonna che sono poi divenute patrimonio comune della Chiesa nel Medioevo non erano ancora correntemente insegnate. Si può pensare che sarebbero state scoperte e insegnate se non fosse iniziata la crisi del Medioevo.
Ma non è andata così. Il Medioevo è caduto. Così queste verità sono venute alla luce dopo, e il fatto che siano emerse in un’epoca di Rivoluzione e di crisi ha portato con sé la conseguenza che non si sono immediatamente riflesse in modo appropriato nella sfera sociale. Verità teologiche non sono state applicate alla vita della società come sarebbe dovuto accadere. Per la più piena gloria di Dio, è necessario che il suo piano si realizzi sulla Terra. E perché Maria regni sulla Terra è necessario che le verità che la riguardano siano non solo condivise dai devoti ma dispieghino i loro effetti anche sulla vita sociale.Questi principi riguardano problemi molto profondi della storia. Ma ci consentono di apprezzare nel suo pieno significato la festa odierna della regalità di Maria.


Tratto da
www.cescor.org


Sub Tuum presidium confugimus, Sancta Dei genetrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.



lunedì 20 agosto 2012

San Bernardo, abate


Nasce a Digione (Francia)nel 1090. A 22 anni entra nel Monastero di Citeaux, fondato da Roberto di Molesmes, padre dell'Ordine Cistercense. A 25 anni viene inviato a Clairveuax, per fondare un nuovo Monastero. In esso vi entra con 30 compagni, suoi parenti e ne diventa il primo abate. Ai suoi monaci chiede lavoro e preghiera. Egli stesso si sottopone alle dure regole della vita ascetica  con digiuni, sacrifici, preghiere. Studia e scrive lettere, sermoni e trattati. Muore nel suo Monastero il 20 agosto 1153 per un tumore allo stomaco. San Bernardo è Dottore della Chiesa. In vita  operò numerose guarigioni ed esorcismi. Il Papa Pio XII gli dedicò una Enciclica dal titolo Doctor Mellifluus, in cui ne illustra il suo pensiero mariano.  e con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni,iresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, diresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, 

sabato 18 agosto 2012

Santa Elena

 

Nasce verso la metà del terzo secolo d.C. forse in Bitinia. Va in sposa ad un ufficiale romano di nome Costanzo Cloro, che dopo aver ricevuto il titolo di 'Cesare' la ripudia costretto dall'imperatore Diocleziano per sposarne la figliastra Teodora. Elena fu allontanata dalla Corte. Mentre il figlio Costantino venne educato all'arte militare. Quando questi divenne imperatore dell'Impero Romano ella venne riabilitata ed ottenne il titolo di 'Augusta'. Elena convertitasi al Cristianesimo visse in modo esemplare la sua fede. Nel 326 intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa. Qui trova la croce dove fu inchiodato Cristo. Insieme ad essa trova anche tre chiodi, uno dei quali è incastonato all'interno della Corona Ferrea che si trova nel Duomo di Monza. Santa Elena viene ricordata anche per aver fatto costruire numerose basiliche tra cui quella della Natività a Betlemme e dell'Ascensione sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme e per aver contibuito a convertire il figlio Costantino (che riceverà il battesimo poco prima della morte). Muore nel 329 circa. Le sue spoglie mortali riposano a Parigi nella chiesa di Saint Leu. 
............................................................................................
La reliquia della Croce di Cristo si può vedere nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.

giovedì 16 agosto 2012

Santo Stefano, Re d'Ungheria


Nasce da nobile famiglia intorno all'anno 969 in Pannonia (l'attuale Ungheria) , il suo nome è Vajk. Suo padre Geza è principe dei Magiari e alla sua morte gli succede proseguendo nell'impresa di rendere l'Ungheria indipendente. Battezzato insieme al padre gli viene imposto il nome di Stefano. Nella notte di Natale dell'anno Mille viene consacrato primo Re d'Ungheria. Sposa la principessa Gisella di Baviera. E' un sovrano giusto, valente, saggio, pio. Organizza la vita politica del suo Paese e si adopera perchè la fede cattolica si possa diffondere e radicare. Muore nel 1038 e viene dichiarato santo nel 1083 insieme al figlio Emerico, che morì in un incidente di caccia a soli 24 anni. In Ungheria la memoria del Re Santo è ancora viva. Il Parlamento ungherese ne conserva la corona e lo scettro.

Dalle 'Esortazioni al figlio' scritte da S.Stefano
" In primo luogo questo ti consiglio, ti raccomando e ti impongo, figlio carissimo: fa onore alla corona regale, conserva la fede cattolica e apostolica con tale diligenza e scrupolo, da essere di esempio a tutti quelli che da Dio ti sono stati sottoposti, perchè tutte le persone dabbene giustamente ti indichino come un praticante autentico del Vangelo. Senza di questo, sappilo per certo, non sarai cristiano nè figlio della Chiesa. Nel palazzo reale dopo la fede in Cristo, viene quella nella Chiesa, la quale piantata dapprima dal nostro capo, Cristo, fu poi trapiantata e solidamente costruita e diffusa per tutto il mondo dalle sue membra, ossia dagli apostoli e dai santi padri. Questa Chiesa non cessa mai di generare ovunque nuovi figli, anche se in diverse regioni, data la sua antica introduzione, in un certo senso si potrebbe considerare vecchia.
Nel nostro regno però, o figlio carissimo, essa è ancora giovane, in quanto nuova e annunziata da poco. Per questo ha bisogno di persone che la custodiscano con maggior impegno e vigilanza, perchè quel bene, che la divina bontà ha elargito a noi, senza alcun merito, non vada perduto e ridotto al nulla per tua ignavia, pigrizia e negligenza.
Figlio mio carissimo, dolcezza del mio cuore, speranza della mia futura discendenza, ti scongiuro e ti comando di farti guidare in tutto e per tutto dall'amore, e di essere pieno di benevolenza, non solo verso i parenti e i congiunti, siano essi principi, condottieri, ricchi, vicini o lontani, ma anche verso gli estranei e tutti quelli che vengono da te.
Se praticherai la carità arriverai alla suprema beatitudine. Sii misericordioso verso tutti gli oppressi. Abbi sempre presente nel cuore il modello offerto dal Signore quando dice: "Misericordia io voglio e non sacrificio". (Mt 9,13). Sii paziente con tutti, non solo con i potenti ma anche con i deboli.
Infine sii forte, perchè non ti inorgoglisca la prosperità, nè ti abbatta l'avversità. Sii anche umile, perchè Dio ti esalti ora e in futuro. Sii moderato e non punire o condannare alcuno oltre misura.
Sii mite e non voler metterti mai in opposizione con la giustizia.
Sii onesto, perchè non abbia mai a procurare volutamente disonore ad alcuno. Sii casto, perchè tu abbia ad evitare, come spine di morte, le sollecitazioni malvage.
Tutte queste cose, qui sopra elencate, danno splendore alla corona regale, mentre, senza di esse, nessuno è in grado di regnare come si conviene quaggiù, nè di giungere al regno eterno".

mercoledì 15 agosto 2012

Assunzione della Beata Vergine Maria

 


"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se'a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol gazia ed a te non ricorre,
sua disianza vuol volar senz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
in te misericorda, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate".
(Dante Alighieri)


 
L'Assunzione della Vergine Maria al Cielo è la più antica festa mariana sia in Occidente che in Oriente. Papa Pio XII proclamò solennemente come dogma (1 novembre 1950) ciò che da secoli il popolo cristiano celebrava con la certezza della fede e la viva e profonda devozione verso la Madre del Signore. Ecco cosa scrive nella Costituzione Apostolica
"Munificentissimus Deus" :

"I santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi, rivolti al popolo in occasione della festa odierna, parlavano dell'Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina già viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata; ne spiegavano ampiamente il significato, ne precisavano e ne approfondivano il contenuto, ne mostravano le grandi ragioni teologiche. Essi mettevano particolarmente in evidenza che oggetto della festa non era unicamente il fatto che le spoglie mortali della beata Vergine Maria fossero state preservate dalla corruzione, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste glorificazione, perchè la Madre ricopiasse il modello, imitasse cioè il suo figlio unico, Cristo Gesù. San Giovanni Damasceno, che distingue fra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'Assunzione corporea della grande Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: "Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio. "
San Germano di Costantinopoli pensava che l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo convenivano alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo corpo verginale. (....) Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorrutibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta. "
Un altro scrittore antico afferma: " Cristo, nostro salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, fu lui a restituire la vita alla Madre. Fu lui a rendere colei, che l'aveva generato, uguale a se stesso nell'incorruttibilità del corpo, e per sempre. Fu lui a risuscitarla dalla morte e ad accoglierla accanto a sè, attraverso una via che a lui solo è nota. "
Tutte queste considerazioni e motivazioni dei santi padri, come pure quelle dei teologi sul medesimo tema, hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura. Effettivamente la Bibbia ci presenta la Santa Madre di Dio strettamente unita al suo Figlio Divino e sempre a lui solidale, e compartecipe della sua condizione. Per quanto riguarda la Tradizione, poi, non va dimenticato che fin dal secondo secolo la Vergine Maria viene presentata dai santi padri cone la novella Eva, intimamente unita al novello Adamo, sebbene a lui soggetta. Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l'Apostolo delle genti presenta come congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa resurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell'Apostolo: " Quando questo corpo corrutibile si sarà rivestito di incorrutibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria ". (1 Cor 15, 54; cfr. Os 13,14).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità, "con uno stesso decreto" di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.



martedì 14 agosto 2012

San Massimiliano Maria Kolbe

Raimondo nasce  il 7 gennaio 1894 a Zdunska-Wola in Polonia, da genitori ferventi cristiani, Giulio e Maria; il padre è un operaio tessile. A causa delle scarse risorse finanziarie della famiglia Kolbe, Raimondo non può frequentare la scuola ma riceve un'istruzione da un sacerdote ed in seguito dal farmacista del paese. La Polonia in quel periodo è divisa in tre parti dominate da Russia, Germania ed Austria e, quando nella zona austriaca si insediano i francescani, i coniugi Kolbe accondiscendono a mandare i due figli più grandi, Francesco e Raimondo, in collegio per dar loro un'istruzione cattolica che, nella zona russa dove risiedono, è impossibile mettere in atto. Giulio e Maria, liberi dalla cura dei figli, nel 1908 decidono essi stessi di entrare in convento. Giulio nel convento francescano a Cracovia come Terziario (verrà ucciso perchè fervente patriota), Maria nel convento francescano di Leopoli. Anche il terzo dei fratelli Giuseppe, dopo un periodo tra i benedettini decide di entrare tra i francescani dove sono i suoi due fratelli. Francesco, in seguito si dedica alla carriera militare partecipa alla prima guerra mondiale e muore in un campo di concentramento. Raimondo, assunto ormai il nome di Massimiliano e ultimato il noviziato viene inviato a Roma, dove il 28 aprile 1918 viene ordinato sacerdote.A Roma si ammala di tisi che lo accompagnerà per tutta la sua breve vita e fonda la Milizia dell'Immacolata, associazione religiosa che ha lo scopo di convertire tutti gli uomini per mezzo di Maria. Ritornato a Cracovia, a causa della sua salute malferma, i suoi superiori gli affidano la cura e la custodia della Milizia. Comincia così un periodo di lavoro proficuo a servizio di Maria e della fede. Fonda Niepokalanow la 'città di Maria' su un terreno ricevuto in dono dal conte Lubecki a Varsavia ed avvia la stampa di un giornale nella propria tipografia. Desideroso di espandere il suo movimento si reca in Giappone ed in India. Per ragioni di salute viene richiamato in Polonia nella sua Niepokalanow, dove ormai vivono 762 religiosi, 127 seminaristi ed è diventata una cittadina dove lavorano gli 'operai di Maria'. La seconda guerra mondiale è ormai alle porte e il 1 settembre 1939, con l'invasione della Polonia da parte dei Tedeschi, viene ordinata la chiusura di Niepokalanow. I religiosi partirono per l'estero, in essa vi rimasero solo 40 frati che si dedicarono all'accoglienza dei profughi, dei feriti e degli ammalati. Dei 3500 rifiugiati 1500 sono Ebrei che in seguito finiscono dispersi o catturati. Anche padre Kolbe con altri 4 frati viene catturato ed imprigionato il 17 febbraio 1941 dopo aver rifiutato di prendere la cittadinanza tedesca, vista l'origine del suo cognome. Il 28  maggio viene trasferito nel campo di sterminio di Auschwitz. Viene messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
La sua dignità di sacerdote e uomo retto primeggia fra i prigionieri, un testimone disse: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Alla fine di luglio viene trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi; uno di loro riesce a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vengono destinati al bunker della morte, senza mangiare e bere fino alla consunzione. Padre Kolbe si offre in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.
Padre Kolbe trasforma la disperazione dei prigionieri in serenità e fiducia con la preghiera costante. Essi si spengono a poco a poco condannati a morire di fame e di sete. Dopo 14 giorni ne rimangono solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano, allora le SS ne anticipano la fine con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tende il braccio dicendo “Ave Maria”, è il 14 agosto 1941.
Le sue ceneri si mescolano insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così finisce la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca. Il suo fulgido martirio gli ha aperto la strada della beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971 con papa Paolo VI e poi della canonizzazione il 10 ottobre 1982 da parte di Papa Giovanni Paolo II, suo concittadino.

lunedì 13 agosto 2012

Beato Marco d'Aviano

Carlo Domenico Cristofori nasce ad Aviano in provincia di Pordenone il 17 novembre 1631. Ancora giovinetto i genitori lo affidano al Collegio dei Gesuiti di Gorizia per farlo studiare, dopo che un precettore gli aveva dato una prima istruzione. Da qui, un giorno, lasciandosi prendere dall'entusiasmo, fugge con l'intento di andare a convertire i Turchi. Dopo due giorni di cammino bussa alla porta del Convento dei Cappuccini di Capodistria. Qui comprende la chiamata del Signore e il 21 novembre 1648 veste l'abito francescano ed assume il nome di Marco. Nel 1655 viene ordinato sacerdote. Presto la sua fama di grande ed appassionato predicatore e taumaturgo raggiunge l'intera Europa, tanto da essere chiamato da vari vescovi perchè svolga opera di predicazione. Il beato Marco diventa un instancabile viaggiatore, dovunque egli predichi, piazze, chiese (Anversa, Augusta, Colonia, Magonza, Salisburgo, Worms) si raduna, intorno a lui, una folla immensa accorsa per ascoltarlo ed anche strappargli gli abiti di dosso per avere una sua reliquia, dato che era ritenuto da tutti un santo. Anche Governanti ed Imperatori lo richiedono, e nel 1680 lo troviamo in Tirolo, Baviera ed in ultimo a Vienna come consigliere dell'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo. Nel 1681 è nelle Fiandre, in Svizzera ed in Germania. Intanto i Turchi, comandati da Mustafà il Nero, generalissimo di Maometto IV, stanno avanzando verso la città di Vienna. Il Santo Padre Innocenzo XI, di fronte al timore della caduta della città in mano ai musulmani, invia Padre Marco per rinsaldare l'alleanza tra gli eserciti cristiani, capitanati dal grande Giovanni Sobieski ed inviati a combattere per la difesa della Cristianità. Padre Marco incita i soldati a chiedere l'aiuto divino per ottenenere la vittoria che arriva il 12 settembre 1683: Vienna viene liberata dall'assedio e i Turchi sconfitti. Padre Marco viene acclamato come il 'liberatore dell'Europa', con le sue predicazioni continua a dare forza, slancio e coraggio ai soldati cristiani, provocando la definitiva sconfitta degli islamici con le battaglie di Budapest (1684-1686), Neuhäusel (1685), Mohacz (1687), Belgrado (1688) e con la pace di Karlowitz (1689).
Terminate le guerre Marco d’Aviano riprende instancabile la sua opera pastorale. Nel 1699, riparte, ormai a 68 anni, di nuovo per Vienna, nonostante sia logorato da un tumore.
Il 25 luglio è costretto a letto e, assistito dall’Imperatore Leopoldo I, il 13 agosto 1699 rende l'anima a Dio; dopo solenni funerali viene sepolto nella cripta dei Cappuccini di Vienna, accanto alle tombe degli imperatori asburgici; il suo sepolcro divenne subito visitatissimo dai fedeli.
La sua figura poco ricordata in Italia, invece si studia a scuola in Austria e nell’Europa dell’Est. Papa Pio X firmò il decreto d’introduzione della causa di beatificazione e il 27 aprile 2003 è stato beatificato in Piazza s. Pietro a Roma, da papa Giovanni Paolo II.

 
      

domenica 12 agosto 2012

Santa Giovanna Francesca de Chantal

Nasce il 23 gennaio 1572 a Digione (Francia) da Benigno Frémyot e Margherita di Berbisey, famiglia nobile. A un anno di età rimane orfana di madre. Viene educata virilmente dal padre, secondo presidente del parlamento di Francia, uomo insigne per pietà e fede. A vent'anni sposa Cristoforo de Rabutin barone di Chantal. Il loro è un matrimonio d'amore dal quale nascono sei figli, due dei qulai moriranno alla nascita. La baronessa de Chantal viene chiamata 'la dama perfetta', è dolce, buona, intelligente, umile, generosa, virtuosa, saggia amministratrice dei beni di famiglia, premurosa verso tutti e soprattutto verso i poveri ed i bisognosi della sua città, senza trascurare la preghiera e la vita di fede. Purtroppo a ventinove anni rimane vedova, il marito muore in seguito ad un incidente di caccia.

Il suocero, barone di Chantal, la informa che deve subito trasferirsi da lui, a Monthélon se desidera che i figli prendano parte all’eredità e lei accetta, pur sapendo che nella residenza dell’anziano barone comanda una «servapadrona». Per lungo tempo dovrà sopportare le angherie di quest’ultima.
Anche nella sua nuova residenza il suo nome inizia a rendersi noto per la sua carità. Non è più chiamata 'dama perfetta', ma la 'nostra buona signora'.
A Digione il 5 marzo 1604 conosce il vescovo di Ginevra san Francesco di Sales che diventerà il suo direttore spirituale. Nasce così un sodalizio spirituale e fraterno tra i due che si interromperà solo con la morte del santo vescovo il 28 dicembre 1622.
Nel 1610 firma, di fronte al notaio, un atto con il quale si spoglia di tutti i beni in favore dei figli. Lascia la famiglia e parte per Annecy e il 6 giugno, insieme a due compagne, Giacomina Favre e Giovanna Carlotta de Bréchard entra nella piccola ed umile «casa della Galleria», culla dell’Ordine della Visitazione.
Giovanna Francesca vede morire, dopo il marito, tutti i suoi figli, tranne una, generi, fratelli e nuora ed anche le sue prime e preziose collaboratrici. Il Signore la spoglia dei suoi affetti più cari e lei si aggrappa sempre più alla croce del suo Amore Divino, sempre più protesa a servirlo e ad amarlo nei fratelli. San Vincenzo dè Paoli sarà suo discepolo ed ammiratore. Guiderà l'Ordine fino alla morte avvenuta il 13 dicembre 1641 nel monastero di Moulins, lasciando 87 Monasteri da lei fondati. Lascia un epistolario ben nutrito in cui traspare la sua vita mistica, la sua personalità forte ed equilibrata, la lotta durissima contro le tentazioni verso la fede che la tormentarono per quarant'anni.
Viene canonizzata nel 1767.    
  

sabato 11 agosto 2012

Santa Chiara d'Assisi

Chiara nasce ad Assisi nel 1194 da una ricca e nobile famiglia. Ancora giovinetta conosce San Francesco e ne resta affascinata, tanto che appena diciottenne fugge di casa per raggiungerlo alla Porziuncola e condividere lo stesso ideale di vita consacrata. Francesco le taglia i capelli e le fa indossare il saio. Per sfuggire al padre, che tenta anche con la violenza di riportarla a casa, si rifugia nella chiesa di San Damiano, luogo dove nasce l'Ordine femminile delle Clarisse. Chiara viene nominata badessa, è donna di grande austerità, pietà e carità. Mangia solo pane che le viene donato in elemosina, veste panni ruvidi ed indossa un aspro cilicio. Per sè e per le sue monache chiede di vivere in povertà assoluta. Prima della morte ottiene l'approvazione della Regola. Dal 25 luglio 1253 malata, non si alimenta più, resta in attesa che Papa Innocenzo IV, in visita ad Assisi, conceda anche alle monache il privilegio di vivere in povertà come Francesco ha voluto per i suoi fraticelli. L'11 agosto un messo papale porta la bolla con l'approvazione delle Regola. Chiara è rapita in estasi, nelle sue mani stringe la pergamena, sorride e rende serenamente l'anima a Dio. Solo due anni dopo la morte il Papa Alessandro IV la proclama santa. Il corpo incorrotto riposa ad Assisi nella chiesa del Monastero delle Clarisse, dove possiamo anche vedere abiti ed oggetti a lei appartenuti. Santa Chiara nella sua vita in monastero operò tanti miracoli, uno in particolare merita di essere ricordato per la valenza storica e religiosa. Nel 1243 Assisi è minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II che conta tra le sue fila anche soldati Saraceni. Chiara sbaragliò quegli uomini, salvando Assisi, mostrando loro la pisside contenente il Santissimo Sacramento!
 
Da leggere anche l'articolo di M. Introvigne su Santa Chiara

venerdì 10 agosto 2012

San Lorenzo

Lorenzo è un diacono della Chiesa di Roma al quale il Papa Sisto II affida il compito di occuparsi dei poveri della diocesi. Viene martirizzato (quattro giorni dopo il martirio del Papa stesso) nel 258 d.C. nella persecuzione di Valeriano, arso vivo su una graticola.

Si legga l'interessante articolo a firma di R. Cammilleri su questo santo.

giovedì 9 agosto 2012

Santa Teresa Benedetta della Croce, Patrona d'Europa

 
Edith Stein, filosofo, discepola e assistente personale di Husserl, donna autonoma, assetata di sapere, determinata, di grandi capacità intellettuali. Nasce da famiglia ebrea, praticante ed osservante, a Breslavia il 12 ottobre 1891. Ancora giovinetta rinuncia ad ogni pratica religiosa, ma ha una grande deferenza verso la religiosità di sua madre. Nel frattempo studia, si laurea, scrive libri, e pian piano matura in lei la ferma convinzione di diventare cattolica. La lettura della biografia di Santa Teresa d'Avila le dona la certezza della sua conversione, ed esclama: '...questa è la verità'. Il 1 gennaio del 1922 riceve il battesimo. La cosa più difficile è dirlo alla madre che resta sconvolta dalla decisione della figlia prediletta. Si abbracciano e piangono in silenzio avvolte dal mistero di un amore disinteressato, profondo ed autentico che provano l'una per l'altra. Edith resta in famiglia per sei mesi. Il dolore della madre è per Edith una dura prova, che cerca di alleggerire con la tenerezza e le attenzioni. Intanto cresce nel suo cuore il desiderio di entrare nel Carmelo di Colonia. Il momento più duro arriva quando Edith deve informare la madre della sua decisione. Emblematica è la frase della sorella Erna: 'Ciò che è terribile nella vita è che quello che rende felici gli uni rappresenta per gli altri la peggiore delle catastrofi'. Il 14 ottobre 1933 varca la soglia del Carmelo. Il 15 aprile 1934 riceve il sacro abito ed il nome Teresia benedicta a Cruce (Teresa benedetta dalla Croce). Nel frattempo lo spettro nazionalsocialista ha cominciato a stendere il suo velo di morte decretato da Hitler il 30 gennaio 1939. Suor Teresa si affida alla volontà del Signore. Parte della sua famiglia si salverà mentre altri moriranno nei campi di concentramento. Viene trasferita al Carmelo di Echt (Olanda) e la sorella Rosa convertitasi al Cattolicesimo entrerà nello stesso Monastero. Ormai insieme, le due sorelle passano molto tempo in preghiera. Il 2 agosto 1942 vengono prelevate dalla Gestapo e deportate ad Auschwitz, dove muoiono nella camera a gas il 9 agosto. Edith Stein viene canonizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 1998. Il Papa l'ha proclamata per la sua saggezza ed i suoi scritti anche Dottore della Chiesa e Patrona d'Europa insieme a Santa Caterina da Siena e Santa Brigida di Svezia.        

 
L'Opera di Edith Stein non è stata ancora intreramente pubblicata. Gli scritti più importanti sono stati raccolti in diciassette volumi. Il primo volume in basso è una sua biografia scritta da Joachim Bouflet edito da Paoline nel 1998.
 

Per saperne di più andate qui

Questo è un pezzo tratto dal libro di V. Messori 'Pensare la storia'


mercoledì 8 agosto 2012

San Domenico

Domenico nasce a Caleruega (Vecchia Castiglia-Spagna) intorno all'anno 1170. Fonda l'Ordine dei Predicatori e dedica la sua vita alla predicazione del Vangelo per combattere l'eresia degli Albigesi, alla preghiera, alla mortificazione, allo studio e alla promozione della preghiera del Santo Rosario. Muore il 6 agosto 1221 a Bologna.
...........................................................................................................................................................
Domenico era dotato di grande santità ed era sostenuto sempre da un intenso impeto di fervore divino. Bastava vederlo per rendersi conto di essere di fronte ad un privilegiato della grazia.
V'era in lui un'ammirabile inalterabilità di carattere, che si turbava solo per solidarietà del dolore altrui. E poichè il cuore gioioso rende sereno il volto, tradiva la placida compostezza dell'uomo interiore con la bontà esterna e la giovialità dell'aspetto. Si dimostrava dappertutto uomo secondo il Vangelo, nelle parole e nelle opere. Durante il giorno nessuno era più socievole, nessuno più affabile con i fratelli e con gli altri. Di notte nessuno era più assiduo e più impegnato nel vegliare e pregare. Era assai parco di parole e, se apriva la bocca, era o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio. Questa era la norma che seguiva e questa pure raccomandava ai fratelli. La grazia che più insistentemente chiedeva a Dio era quella di una carità ardente, che lo spingesse a operare efficacemente alla salvezza degli uomini. Riteneva infatti di poter arrivare ad essere membro perfetto del corpo di Cristo solo qualora si fosse dedicato totalmente e con tutte le forze a conquistare anime. Voleva imitare in ciò il Salvatore, offertosi tutto per la nostra salvezza. A questo fine, ispirato da Dio, fondò l'Ordine dei Predicatori, attuando un progetto provvidenziale a lungo accarezzato.
Esortava spesso i fratelli, a voce e per lettera, a studiare sempre l'Antico e il Nuovo Testamento.
Portava continuamente con sè il Vangelo di Matteo e le lettere di San Paolo, e meditava così lungamente queste ultime da arrivare a saperle quasi a memoria.
Due o tre volte fu eletto vescovo; ma egli sempre rifiutò, volendo piuttosto vivere con i suoi fratelli in povertà. Conservò illibato sino alla fine lo splendore della sua verginità.
Desiderava di essere flagellato, fatto a pezzi e morire per la fede di Cristo.
(Tratto da 'STORIA DELL'ORDINE DEI PREDICATORI')

La Vergine dona il Santo Rosario a San Domenico
Domenico nacque nel 1170 a Caleruega, un villaggio montano della Vecchia Castiglia (Spagna) da Felice di Gusmán e da Giovanna d'Aza.

A 15 anni passò a Palencia per frequentare i corsi regolari (arti liberali e teologia) nelle celebri scuole di quella città. Qui viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia: molta gente muore di fame e nessuno si muove! Allora vende le suppellettili della propria stanza e le preziose pergamene per costituire un fondo per i poveri. A chi gli esprime stupore per quel gesto risponde: "Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?"

Terminati gli studi, a 24 anni, il giovane, assecondando la chiamata del Signore, entra tra i "canonici regolari" della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote. Nel 1203 Diego, vescovo di Osma, dovendo compiere una delicata missione diplomatica in Danimarca per incarico di Alfonso VIII, re di Castiglia, si sceglie come compagno Domenico, dal quale non si separerà più.

Il contatto vivo con le popolazioni della Francia meridionale in balìa degli eretici catari, e l'entusiasmo delle cristianità nordiche per le grandi imprese missionarie verso l'Est, costituiscono per Diego e Domenico una rivelazione: anch'essi saranno missionari. Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca scendono a Roma (1206) e chiedono al papa di potersi dedicare all'evangelizzazione dei pagani.

Ma Innocenzo III orienta il loro zelo missionario verso quella predicazione nell'Albigese (Francia) da lui ardentemente e autorevolmente promossa fin dal 1203. Domenico accetta la nuova consegna e rimarrà eroicamente sulla breccia anche quando si dissolverà la Legazione pontificia, e l'improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207) lo lascerà solo. Pubblici e logoranti dibattiti, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza occupano questi anni di intensa attività; cosi fino al 1215 quando Folco, vescovo di Tolosa, che nel 1206 gli aveva concesso S. Maria di Prouille per raccogliere le donne che abbandonavano l'eresia e per farne un centro della predicazione, lo nomina predicatore della sua diocesi.

Intanto alcuni amici si stringono attorno a Domenico che sta maturando un ardito piano: dare all Predicazione forma stabile e organizzata. Insieme Folco si reca nell'ottobre del 1215 a Roma per partecipare al Concilio Lateranense IV e anche per sottoporre il suo progetto a Innocenzo III che lo approva. L'anno successivo, il 22 dicembre, Onorio III darà l'approvazione ufficiale e definitiva. E il suo Ordine si chiamerà "Ordine dei Frati Predicatori".

Il 15 agosto 1217 il santo Fondatore dissemina i suoi figli in Europa, inviandoli soprattutto a Parigi e a Bologna, principali centri universitari del tempo. Poi con un'attività meravigliosa e sorprendente prodiga tutte le energie alla diffusione della sua opera. Nel 1220 e nel 1221 presiede in Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la "magna carta" e a precisare gli elementi fondamentali dell'Ordine: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica, spedizioni missionarie.

Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 muore circondato dai suoi frati, nel suo amatissimo convento di Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l'aveva. Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234. Il suo corpo dal 5 giugno 1267 è custodito in una preziosa Arca marmorea. I numerosi miracoli e le continue grazie ottenute per l'intercessione del Santo fanno accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d'Italia e d'Europa, mentre il popolo bolognese lo proclama "Patrono e Difensore perpetuo della città;".

La fisionomia spirituale di S. Domenico è inconfondibile; egli stesso negli anni duri dell'apostolato albigese si era definito: "umile ministro della predicazione". Dalle lunghe notti passate in chiesa accanto all'altare e da una tenerissima devozione verso Maria, aveva conosciuto la misericordia di Dio e "a quale prezzo siamo stati redenti", per questo cercherà di testimoniare l'amore di Dio dinanzi ai fratelli. Egli fonda un Ordine che ha come scopo la salvezza delle anime mediante la predicazione che scaturisce dalla contemplazione: contemplata aliis tradere sarà la felice formula con cui s.Tommaso d'Aquino esprimerà l'ispirazione di s. Domenico e l'anima dell'Ordine. Per questo nell'Ordine da lui fondato hanno una grande importanza lo studio, la vita liturgica, la vita comune, la povertà evangelica.

Ardito, prudente, risoluto e rispettoso verso l'altrui giudizio, geniale sulle iniziative e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico è l'apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti: "tenero come una mamma, forte come un diamante", lo ha definito Lacordaire.

Fonte:
Edizioni Studio Domenicano, Bologna
http://www.santiebeati.it/dettaglio/23950 

lunedì 6 agosto 2012

Trasfigurazione di Gesù

 
....Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. ( Mt 17,1-2 )


Il mistero della sua trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perchè, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. (..) Con Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra a trasportare fuori dal mondo. (...) Certo ciascuno di noi sente di avere con sè Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: ' E' bello per noi restare qui' dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine, giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nele delizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri. ( Tratto da ' Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore ' da Anastasio sinaita, vescovo )
.......................................................................................................................................................................
La Santa Chiesa celebra oggi la festa della Trasfigurazione per ricordare la vittoria ottenuta nel 1456 a Belgrado dalla Cristianità contro i Turchi, di cui arrivò notizia a Roma proprio il 6 agosto dello stesso anno.
.....................................................................................................................................................................
http://www.storialibera.it/epoca_moderna/turchi_ed_europa/battaglia_di_belgrado_1456/