MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

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martedì 31 luglio 2012

Sant' Ignazio di Loyola


Iñigo Lopez de Loyola nasce ad Azpeitia un paese basco (Spagna) nel 1491, settimo ed ultimo figlio maschio di Beltran Ibañez de Oñaz e di Marina Sanchez de Licona, genitori appartenenti al casato dei Loyola, uno dei più potenti della provincia di Guipúzcoa, che possedevano una fortezza padronale con vasti campi, prati e ferriere.
Iñigo perde la madre subito dopo la nascita, ed è destinato alla carriera sacerdotale secondo il modo di pensare dell’epoca, nell’infanzia riceve per questo anche la tonsura.
Ma il rampollo più piccolo dei Loyola non è incline alla vita religiosa, è di carattere esuberante e focoso e preferisce la vita del cavaliere, imitando due suoi fratelli. Il padre prima di morire, nel 1506 lo manda ad Arévalo in Castiglia, da don Juan Velázquez de Cuellar, ministro dei Beni del re Ferdinando il Cattolico, affinché riceva un’educazione adeguata; accompagna don Juan come paggio, nelle cittadine dove si trasferisce la corte allora itinerante, acquisendo buone maniere che tanto influiranno sulla sua futura opera. 
Nel 1515 Iñigo viene accusato di eccessi d’esuberanza e di misfatti accaduti durante il carnevale ad Azpeitia e insieme al fratello don Piero, subisce un processo che non sfocia in sentenza, forse per l’intervento di alti personaggi; questo per comprendere che era di temperamento focoso, corteggiava le dame, si divertiva come i cavalieri dell’epoca.
Morto nel 1517 don Velázquez, il giovane Iñigo si trasferisce presso don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra, al cui servizio si trova a combattere varie volte, fra cui nell’assedio del castello di Pamplona ad opera dei francesi; il 20 maggio 1521, quando una palla di cannone degli assedianti lo ferisce ad una gamba.
Trasportato nella sua casa di Loyola, subisce due dolorose operazioni alla gamba, che comunque rimase più corta dell’altra, costringendolo a zoppicare per tutta la vita.
La convalescenza è lunga, dolorosa e noiosa. Non trovando in casa libri a lui graditi legge una Vita di Gesù e un Leggendario di Santi, che gli illuminano la mente e l'anima. Così nel 1522 parte per Barcellona, si ferma nell'Abbazia benedettina di Monserrat, dove lascia i vestiti di cavaliere e le armi, veste un saio e fa voto di castità, cominciando una vita di preghiera e di penitenza. Un’epidemia di peste gli impedisce di raggiungere Barcellona che ne era colpita, per cui si ferma nella cittadina di Manresa e per più di un anno conduce vita di preghiera e di penitenza; qui, vivendo poveramente presso il fiume Cardoner, riceve una grande illuminazione sulla possibilità di fondare una Compagnia di consacrati.
In una grotta dei dintorni, in piena solitudine prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri “Esercizi Spirituali”, i quali costituiscono ancora oggi, la vera fonte di energia dei Gesuiti e dei loro allievi.

Nel 1523 a Barcellona, Iñigo di Loyola, invece di imbarcarsi per Gerusalemme parte per Gaeta e da qui arriva a Roma. Da Venezia s'imbarca per la Terrasanta, dove vorrebbe rimanere per sempre, ma il Superiore dei Francescani, responsabile apostolico dei Luoghi Santi, glielo proibisce e quindi Ignazio ritorna nel 1524 in Spagna.
Intuisce che per svolgere adeguatamente l’apostolato, occorre approfondire le sue scarse conoscenze teologiche, cominciando dalla base e a 33 anni prende a studiare grammatica latina a Barcellona e poi gli studi universitari ad Alcalà e a Salamanca.
Per delle incomprensioni ed equivoci, non completa gli studi in Spagna, per cui nel 1528 si trasferisce a Parigi rimanendovi fino al 1535, ottenendo il dottorato in filosofia
.
Nel 1537 si trasferisce in Italia e viene ordinato sacerdote. Il 27 settembre 1540 viene approvata la Congregazione da lui fondata, la 'Compagnia di Gesù'. L’8 aprile 1541 Ignazio viene eletto Preposito Generale e il 22 aprile fa, con i suoi sei compagni, la professione nella Basilica di S. Paolo; nel 1544 padre Ignazio, divenuto l’apostolo di Roma, prende a redigere le “Costituzioni” del suo Ordine, completate nel 1550, mentre i suoi figli si sparpagliavano per il mondo.
Rimasto a Roma per volere del papa, coordina l’attività dell’Ordine, nonostante soffra di dolori lancinanti allo stomaco, dovuti ad una calcolosi biliare e a una cirrosi epatica mal curate, limita a quattro ore il sonno per adempiere a tutti i suoi impegni e per dedicarsi alla preghiera e alla celebrazione della Messa.
Il male, però, è progressivo limitandolo man mano nelle attività, finché il 31 luglio 1556, il soldato di Cristo, muore il 31 luglio 1556 in una modestissima camera della Casa situata vicina alla Cappella di Santa Maria della Strada a Roma.
Proclamato beato il 27 luglio 1609 da papa Paolo V e santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV. 
La sua vita fu spesa per Dio e per la sua maggior gloria (ad majorem Dei gloriam).

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